‘Metamorfosi: un canto del mare’/ Corto ADM: il carcere, il suono e la speranza

- Niccolò Magnani

Il documentario "Metamorfosi: un canto del mare" in collaborazione tra ADM, Stato e Terzo settore. Il carcere, i migranti, il suono e la speranza

Metamorfosi, Venezia Il documentario sul progetto Metamorfosi alla Mostra del Cinema di Venezia

IL CORTOMETRAGGIO SULLA SPERANZA DALL’ECONOMIA CIRCOLARE

Dalla tragedia del mare un suono di speranza, un canto che guarda lontano: è stato presentato in occasione della 79a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, il nuovo documentario cortometraggio dal titolo “Metamorfosi: un canto del mare”. Il film-docu è stato realizzato sulla base del progetto “Metamorfosi”, sviluppato dalla Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti insieme all’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli e al Dipartimento Amministrazione Penitenziaria. Un progetto però condiviso in sinergia con il Direttore della Casa di detenzione di Milano Opera, Silvio Di Gregorio e con il supporto della Fondazione Cariplo: “Metamorfosi: un canto del mare” è stato insignito della Medaglia del Presidente della Repubblica Italiana per l’alto valore sociale e di legalità di cui è portatore.

Il cortometraggio si fonda sull’attività di ADM per l’individuazione e recupero delle barche abbandonate a Lampedusa dai migranti: le medesime imbarcazioni da cui è possibile recuperare il legname vengono poi successivamente devolute al laboratorio di liuteria della Casa di reclusione di Opera nel quale i detenuti realizzano strumenti musicali. È un esempio questo di “economia circolare” ma soprattutto di quel sistema virtuoso che trasferisce le tragedie e le speranze dei migranti «nelle mani esperte dei liutai detenuti, per trasformare il legno del viaggio in tanti strumenti musicali di un’orchestra, l’Orchestra del Mare, che evochi il suono della solidarietà, dell’accoglienza e dell’integrazione», spiegano da ADM presentando il “corto” alla Mostra di Venezia.

”METAMORFOSI: UN CANTO DEL MARE”, TRA MEMORIA E ‘UMANIZZARE’

Il progetto “Metamorfosi” rappresenta, secondo quanto sottolineato dal direttore generale di ADM Marcello Minenna, «una delle colonne portanti della prospettiva sociale di Agenzia Dogane e Monopoli. Oggi con questo cortometraggio rappresentiamo le storie delle barche dei migranti che diventano l’”Orchestra del Mare”. Un progetto di cui siamo enormemente fieri e orgogliosi, premiato con la medaglia di rappresentanza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella». È un’intensa sinergia tra lo Stato e il Terzo settore, un incontro produttivo e virtuoso che vede in prima fila il progetto “pilota” sull’economia circolare. «Il comune di Lampedusa ha iniziato già da tempo questo rapporto di collaborazione con ADM; specie per quanto riguarda il recupero delle imbarcazioni utilizzate dai migranti.  E’ bello sapere che queste imbarcazioni non vanno al macero e nell’ambito di questo progetto Metamorfosi, saranno utilizzate per un qualcosa di nobile», ha spiegato a margine della proiezione a Venezia Carlo Renoldi, Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.

Per il Presidente della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, Arnoldo Mosca Mondadori, un enorme grazie va profuso al Presidente della Repubblica per la medaglia ricevuta: «La nostra fondazione insieme all’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli e al DAP, hanno pensato questo progetto perché le barche su cui hanno viaggiato le persone migranti diventino nelle carceri degli strumenti di musica e arte». Due i motivi principali per cui l’adesione a questo progetto è stata così feconda: «il primo è per la memoria, per ricordare ogni persona che è deceduta nel mar Mediterraneo, per dargli voce. Il secondo è per umanizzare, dar lavoro nelle carceri così come previsto dalla nostra Costituzione», conclude Arnoldo Mosca Mondadori. Secondo il Direttore. della casa Circondariale di Milano Opera, Silvio Di Gregorio, anche grazie al documentario “Metamorfosi: un canto del mare” «si vuole presentare alla società un volto diverso del carcere, un carcere aperto al lavoro, alla speranza che sappia essere strumento di rieducazione e reinserimento.  Il progetto ha permesso di utilizzare i mezzi dei “disperati del nostro tempo” per raggiungere il nostro paese, ricavando uno strumento dell’arte. Un violino».





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