Le conclusioni della Corte di Giustizia UE sul decreto "Paesi Sicuri" per i migranti verso l'Albania: Governo e giudici attendono sentenza entro giugno 2025
CORTE DI GIUSTIZIA UE SUI “PAESI SICURI” E IL CASO MIGRANTI IN ALBANIA: CONCLUSIONI “INTERLOCUTORIE”
Se già dalla Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen era giunto il pieno endorsement sul decreto “Paesi Sicuri” del Governo italiano, con le conclusioni presentate oggi dalla Corte di Giustizia UE lo scontro a distanza tra Palazzo Chigi e Tribunale di Roma – sul “caos” Albania – si fa ancora più fitto, e l’attesa per la sentenza finale di fatto spasmodica.
La Corte di Giustizia Europea ha reso noto oggi le conclusioni presentate dall’avvocato generale Richard de la Tour (qui il testo integrale) in merito alla causa aperta dai giudici del Tribunale di Roma contro il protocollo Italia-Albania sul trasferimento di migranti irregolari negli hotspot costruiti ad hoc su territorio albanese.
Gli stessi giudici che avevano poi disapplicato il Decreto “Paesi Sicuri” del Governo Meloni, appellandosi alla Corte UE per dirimere appieno la giurisprudenza sull’assegnazione dello statuto di “Paese Sicuro”: ebbene, secondo le prime conclusioni dell’avvocato della Corte, ogni Stato europeo ha il diritto di disegnare un Paese terzo come d’origine sicuro «tramite un atto legislativo». In tal senso, il Governo italiano avrebbe avuto tutto il diritto di promulgare la lista di Paesi Sicuri nel decreto Albania di fine 2024: al contempo, la stessa Corte di Giustizia UE rende possibile una valutazione finale del giudice prima della scelta effettiva del trasferimento della persona migrante.
IN ATTESA DELLA SENTENZA, SIA GOVERNO CHE GIUDICI OTTENGONO “PARTE” DI RAGIONE
Nel medesimo testo diffuso oggi 10 aprile 2025, si legge che lo Stato, dopo il proprio decreto sui Paesi Sicuri, deve anche rendere accessibili tutte le fonti su cui tale designazione si basa, in modo che il controllo del magistrato possa essere pienamente effettivo. L’avvocato generale sembra quasi dare una sorta di “colpo al cerchio” e uno “alla botte”: nel ricorso presso la Corte di Giustizia il caso in itinere vedeva migranti trasferiti nei Cpr in Albania per poi essere spediti in Egitto e Bangladesh, ritenuti dall’Italia come “Paesi sicuri” secondo la lista stilata dal decreto.
L’esame delle loro domande d’asilo non veniva considerato invece legittimo dai giudici del Tribunale di Roma che hanno così bloccato tutto in attesa della sentenza finale della Corte di Giustizia UE. Va ricordato tra l’altro che la sentenza finale della Corte con sede in Lussemburgo può essere tranquillamente svincolarsi dalle conclusioni dell’avvocato generale, ma restano un importante orientamento dato al processo in corso. Secondo quanto filtra da Bruxelles e dalla stessa Corte di Giustizia UE, la sentenza sul caso Italia-Albania potrebbe arrivare tra la fine del mese di maggio e l’inizio del giugno 2025, con tutte le conseguenze che potrebbe comportare tale decisione.
Dai trasferimenti dei migranti in Albania “bloccati” dal Tribunale di Roma contro il Governo Meloni, alla possibilità che anche altri Stati europei possano prendere decisioni simili all’Italia, specie con l’invito positivo della Presidente Von der Leyen che giudica una svolta sensata la creazione di hub per i rimpatri dei migranti nei Paesi terzi (extra UE).
Se da un lato l’ANM, che contesta la natura del Decreto Paesi Sicuri del Governo, può festeggiare per vedere riconosciuto il diritto al giudice di valutare la scelta del Paese verso cui verrebbe trasferito il migrante – in quanto «il decreto non può avere la conseguenza di sottrarre al controllo di legittimità», dall’altra l’importanza delle fonti di informazione sui Paesi di approdo non può impedire che uno Stato possa impostare la propria politica migratoria.
