Nella mattinata di oggi tre persone sono state arrestate e sottoposte ai domiciliari a Bergamo per i reati di “associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata ai danni dello Stato attraverso l’acquisizione di erogazioni di Apubbliche non spettanti, sfruttamento del lavoro nero, riciclaggio e altro”. E’ quanto si legge dal quotidiano Corriere.it nell’edizione locale, secondo il quale ad essere coinvolto nelle misure restrittive c’è anche padre Antonio Zanotti, guida spirituale e fondatore della Cooperativa Rinnovamento di Antegnate. Oltre a lui anche la presidente Anna Maria Preceruti e l’economo Giovanni Trezzi. Per tutti e tre il pm aveva chiesto il carcere. Le indagini sono partite nel gennaio 2018 e sono durate per oltre un anno, come spiega una nota dei Carabinieri, permettendo in questo modo di raccogliere elementi probatori certi a carico anche di altre 38 persone, tutte indagate. Le indagini hanno preso il via in seguito ad un caso di violenza sessuale subita da una operatrice all’interno del CAS di Fontanella (Bergamo) riferibile alla cooperativa ed avvenuta nel settembre del 2017. Per tale vicenda era stato identificato e giudicato un migrante e richiedente asilo. Il caso fece emergere le grandi carenze nella gestione del Centro a partire dall’assenza di personale qualificato.
MIGRANTI, FATTURE FALSE E SFRUTTAMENTO: 3 ARRESTI E 38 INDAGATI
Le indagini hanno portato a far emergere un sistema che metteva in luce il malaffare in merito all’accoglienza dei migranti. Durante il periodo di indagine era stato introdotto l’obbligo di rendicontazione delle spese sostenute per l’accoglienza ma questo portò al tempo stesso anche a obbligare al tracciamento di tutte le spese. In merito, scrivono i carabinieri: “Divenne frenetica l’attività degli arrestati e dei correi deferiti a piede libero, per dimostrare spese mai sostenute, a volte con fatture false grazie a commercianti/imprenditori compiacenti, altre volte falsificando vecchi documenti, ancora costruendo falsamente «registri di presenze» di stranieri che in realtà si assentavano e non facevano rientro”. A carico degli indagati, l’accusa di truffa ai danni dello Stato per il recepimento di erogazioni pubbliche non spettanti attraverso la falsificazione di documenti e non solo. Ma le indagini avrebbero fatto emergere anche altre violazioni gravissime come lo sfruttamento dei migranti impegnati in lavori senza alcuna tutela. Le indagini si sono affidate anche a varie intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche. Dal lavoro degli inquirenti, infine, è emerso come i migranti/richiedenti asilo venivano sfamati con cibo scaduto e privati dei servizi essenziali previsti.