SVILUPPO/ Aprea (Regione Lombardia): una nuova “via” per far incontrare scuola e bottega
Il valore degli istituti professionali, la formazione dei giovani, la semplificazione contro la burocrazia per facilitare l’ingresso nel lavoro. VALENTINA APREA, assessore regionale

La formazione tecnica e professionale è sempre più il luogo privilegiato per favorire un’acquisizione delle competenze tecniche e scientifiche di alto livello attraverso l’uso sistematico delle innovazioni e delle nuove opportunità che vengono dallo sviluppo delle tecnologie. A patto che, però, il sistema educativo, in sinergia con quello produttivo, tenga conto delle competenze emergenti e vi risponda sulla base di un linguaggio comune ai diversi sistemi.
È per questo che, su proposta del Miur, d’intesa con il ministero del Lavoro e dello Sviluppo economico, le Regioni sono state invitate a condividere linee guida per realizzare un’offerta coordinata dei percorsi tecnico professionali e degli Its e la costituzione di poli tecnico-professionali. Gli obiettivi delle linee guida sono stati discussi nella conferenza dei servizi “Collegare filiere formative e filiere produttive per la crescita del Paese”, che si è svolta a Roma lo scorso 13 giugno. È apparso subito chiaro agli intervenuti che la costruzione di questi scenari strategici rappresenti un’opportunità e una sfida, da non perdere, per le Regioni e il Governo, per le scuole e gli Its, per le aziende, insomma per tutti.
Lo sappiamo bene noi di Regione Lombardia che abbiamo scelto, non da oggi, di puntare sull’economia reale anche per le innovazioni, sui sistemi a rete, sui distretti, sullo sviluppo delle medie e grandi imprese, attraverso una “ricetta” vincente per la crescita e lo sviluppo che potremmo sintetizzare in: 4A, 3S e 3C (come direbbe Quadrio Curzio). Abbigliamento-moda; Arredo-casa; Automazione-meccanica; Alimentare-vini sono le quattro eccellenze che trainano, secondo Marco Fortis, il commercio estero italiano e che sostanziano il Made in Italy e, infatti, le Fondazioni di Istruzione tecnica superiore lombarde si riferiscono a questi ambiti e formano “tecnici” altamente specializzati che vengono tutti opzionati dalle aziende mentre sono ancora in formazione.
Le 3S si riferiscono al paradigma di liberalismo sociale che ci guida ed è caratterizzato dalla sussidiarietà (un grande principio che promuove libertà e responsabilità), dalla solidarietà (perseguimento del bene comune caratterizzato da responsabilità) e dallo sviluppo (inteso come sviluppo civile ed umano in senso pieno). Le 3C sostengono sul piano politico ed educativo il modello: convinzioni (centralità della persona; il sistema della dote: scuola, formazione, lavoro, apprendistato, ricerca, famiglia, dote tecnologica…); competenze (sistema di certificazione regionale ed europeo; sistema di valutazione circolarità dei circuiti culturali formativi e lavorativi); conoscenze (monitoraggio costante della qualità degli apprendimenti e della formazione). Fin qui il modello “lombardo”.
In tale quadro, il sistema educativo non costruisce l’offerta formativa in una logica autoreferenziale, ma lo fa attraverso un rilancio orientato allo sviluppo del potenziale produttivo del territorio in una logica di lungo periodo, in stretta connessione con le “filiere” produttive, ma anche con i distretti industriali, i distretti tecnologici, in tutte le forme dove si riconosce una specifica aggregazione economico-produttiva. Partendo da queste esperienze positive, non dissimili da quelle di altre Regioni come, ad esempio, il Veneto, il Piemonte, il Lazio, la Liguria, l’Emilia-Romagna e la Toscana, occorrerà individuare linee guida nazionali per promuovere di più, e non certo per dirigere, questi processi, per esaltare le progettualità territoriali attraverso leve ed indirizzi e “fare sistema”.
Dobbiamo andare oltre la logica delle “filiere” formative separate e non sinergiche (IT, IP, IeFP, Apprendistato, IFTS, ITS) attraverso la progettazione e il riconoscimento di un sistema organico integrato di percorsi e di reti che siano ordinati per “poli tecnico-professionali” ben riconoscibili sui territori. Promuovere come attività scolastiche ordinarie l’alternanza formativa, l’alternanza scuola-lavoro, momenti e spazi di bottega scuola e di scuola bottega/impresa, l’apprendistato, rendendo abituale e costante il rapporto tra docenti e imprese e sviluppando nei docenti una didattica orientata alla realtà ed al lavoro. Predisporre le condizioni perché le istituzioni scolastiche e formative riconoscano come straordinarie occasioni formative committenze da imprese, esperienze di collaborazione con le imprese per gli apprendistati e per la formazione continua, momenti di bottega-scuola e di scuola-bottega.
Questa impostazione eviterà che le linee guida indirizzino verso una risposta limitata ai fabbisogni immediati del sistema produttivo attualmente esistente; soprattutto oggi, quando, alla fine della crisi, dovremo fare i conti con un “nuovo mondo”, e non con una qualsiasi riedizione del vecchio, qualsiasi indulgenza “domandista” è deleteria come strumento per una razionalizzazione dell’offerta finalizzata ad ulteriori risparmi. Dobbiamo inoltre prevedere una forte semplificazione del funzionamento degli Its, la possibilità di gestire risorse con maggiore autonomia, in un mix pubblico-privato che ben può svincolarsi dai singoli percorsi attraverso un finanziamento complessivo alla Fondazione. Il nostro compito insomma è indirizzare, valorizzare le risorse dei territori.
Il problema in Italia è che esistono troppe regole. Noi dobbiamo contribuire, anche con queste linee guida, a spostare il baricentro dalle procedure burocratico-amministrative ad una buona amministrazione che si fondi sulla conoscenza dell’economia, della tecnologia, del funzionamento dei mercati.
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