Milano: dopo anni di polemiche, discussioni, progetti e dimissioni, primo punto fermo per la Città della salute e della ricerca. Non sarà a Milano. Almeno non nei confini cittadini, ma poco più in là. Una manciata di metri, ma tutto un altro comune. Il nuovo polo scientifico-sanitario che congloberà l’Istituto nazionale dei tumori e l’Istituto neurologico Carlo Besta sorgerà infatti sull’area ex Falck di Sesto San Giovanni. Tutti d’accordo, finalmente, tutti tranne uno: il Comune di Milano che non ha sottoscritto la decisione, ratificata comunque da una delibera della Regione Lombardia lunedì 2 luglio. L’iter per realizzare il progetto dell’archistar Renzo Piano – con sviluppo in orizzontale, con due grandi corpi distinti – è dunque avviato e questa è la tempistica: novembre 2012, indizione della gara; settembre 2013, aggiudicazione dei lavori; marzo 2014, via ai cantieri; dicembre 2015, fine della costruzione; quindi, allestimenti e collaudi. I costi, ad oggi, sono ripartiti tra Regione Lombardia (350 milioni), ministero della Salute (40 milioni per nuovi macchinari e tecnologie del Besta), concessionario (che anticiperà 50 milioni da recuperare successivamente con la gestione di servizi non sanitari, tipo pulizie e ristorazione). L’assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Luciano Bresciani, ha commentato con ilSussidiario.net questa scelta “storica”.
La scelta è infine caduta su Sesto San Giovanni, quali sono i motivi?
Le opzioni finali erano sostanzialmente due, l’area ex Falck e la caserma Santa Barbara in piazzale Perrucchetti a Milano, poiché tutte le altre presentate erano state giudicate inadeguate per l’uso finale dell’area. La Regione aveva, infatti, analizzato anche altre possibilità, vicino all’ospedale Niguarda o nell’area del Policlinico, ma le zone libere non avevano le dimensioni necessarie. Inoltre l’area Falck si adatta benissimo al progetto permettendo anche la costruzione di strutture di accoglienza per le famiglie dei pazienti e degli studenti che frequenteranno le scuole di specialità.
E le polemiche con il Comune di Milano?
Durante un’audizione in commissione, l’assessore alle Politiche sociali e alla Cultura della salute del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino ha chiesto una proroga alla presentazione del progetto che vedeva la ristrutturazione della caserma Perrucchetti, il presidente Formigoni gliel’aveva concessa sino al 30 giugno, data in cui il Comune non ha più presentato la documentazione. Del resto, la proposta di Palazzo Marino di presentare un piano di fattibilità completamente nuovo non era percorribile poiché il progetto è già stato fatto da tempo e si trattava solamente di inserirlo in un’area adeguata.
Pisapia dice che verranno portati via da Milano due poli d’eccellenza come l’Istituto dei tumori e il Besta…
Intanto, rimettere a nuovo i due istituti sarebbe stato più dispendioso e non avrebbe comunque soddisfatto il nostro obiettivo, che era quello di racchiudere in un unico, grande edificio più servizi. Ed è anche una questione di tempistica poiché dilazionando ancora i tempi, rischiavamo di perdere i finanziamenti statali. Inoltre, i presidenti dei due istituti hanno più volte chiesto di non temporeggiare ulteriormente, per poter offrire al più presto un servizio di qualità. Senza una reale, utile necessità non potevamo più prolungare i tempi: avremmo solo danneggiato i cittadini.
Qualcuno ha detto che sarà scomodo arrivarci perché fuori città…
Qualcuno che non conosce la città. In quella zona non c’è praticamente soluzione di continuità tra l’abitato milanese e quello sestese. Inoltre, la Città della salute sorgerà a pochi passi da una fermata della linea rossa della metropolitana e sarà ovviamente dotata, oltre che di ampi parcheggi propri, anche di tute le infrastrutture e i collegamenti per raggiungere agevolmente le princpali via di collegamento regionale e i parcheggi di interscambio.
A livello medico, quali sono gli obiettivi che si prefigge questo nuovo polo?
Pensi solo alla sinergia che si verrà a creare con l’unione del Neurologico e dell’Istituto dei tumori, due poli di eccellenza della sanità lombarda e non solo: la metà dei pazienti in cura all’Int, infatti, proviene da fuori regione. Le nostre università – cinque statali e una privata – hanno costituito un network con i due istituti per potenziare le 117 aree di ricerca a cui si dedicano i nostri scienziati. Questo polo potrà solo migliorare e mettere in rete le conoscenze che abbiamo sviluppato in questi anni. Erogheremo sicuramente cure di più alto livello grazie al rinnovo delle attrezzature scientifiche e all’acquisto dei più avanzati macchinari esistenti.
Quali sono i prossimi obiettivi di miglioramento del sistema sanitario lombardo, sinonimo di eccellenza?
Il Piano socio sanitario ha due direttrici di sviluppo. La prima persegue il miglioramento di ciò che abbiamo conquistato. Quello che si fa non è mai perfetto, e il giorno dopo deve essere meglio di quello prima. Del resto, la sanità è dinamica e rincorre la scienza verso traguardi sempre nuovi. La seconda direttrice riguarda l’estensione dello sviluppo attraverso l’alleanza con i sistemi di finanziamento, le università e l’industria per poter fare in modo che la sanità non rappresenti solo un costo ma un mezzo di miglioramento per l’intera economia lombarda.
La spending review ha colpito anche il settore sanitario lombardo?
Regione Lombardia ha una parità di bilancio da otto anni e ha limato tutti i costi impropri e registra i costi pro capite più bassi. Il Governo non può tagliare i fondi alla Regione Lombardia quanto alle Regioni “sprecone” che spendono un terzo o due terzi più di noi. Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Marche – Regioni che sono comunque governate da diversi schieramenti – tendono al pareggio di bilancio erogando servizi di prima qualità e hanno costi inferiori ai 1.800 euro pro capite. In realtà, Regione Lombardia fa ancora meglio, spendendo 1.730 euro pro capite. Perché alcune Regioni spendono di più ed erogano servizi qualitativamente più bassi? Ecco, il Governo dovrebbe fare distinzioni e premiare le Regioni virtuose e penalizzare con tagli le altre. Alla Lombardia sui 17 milioni erogati all’inizio dell’anno verranno tagliati in corso d’opera un miliardo e 350 milioni di euro, quando già abbiamo stanziato e finanziato progetti per i prossimi anni. Oltre al fatto che è stato già stabilito che nei due anni a venire verranno tagliati altri 560 milioni.
(Federica Ghizzardi)