“Milano è città dei Giusti, sappiamo che non avrà mai paura di difendere la sua civiltà di pace e di libertà. Per questo vogliamo onorare a Milano, assieme a tutti i milanesi, la memoria di Khaled Al-Asaad, l’archeologo martire trucidato dall’Isis a Pamira”. Lo storico Gabriele Nissim – nato a Milano – guida Gariwo, un think tank nato a cavallo del millennio. Gariwo. la Foresta dei Giusti: la mission dell’associazione è la fondazione e la cura dei Giardini dei Giusti. Quello di Milano, al Monte Stella, mercoledì 18, ospiterà un momento forte di memoria: saranno piantati un cippo e un albero in ricordo del direttore del museo di Palmira, barbaramente assassinato tre mesi fa.
Nel pomeriggio a Palazzo Marino, un convegno di studi sarà aperto dal sindaco Giuliano Pisapia e dal presidente del Consiglio comunale di Milano Basilio Rizzo. Oltre a Nissim, parteciperanno fra gli altri il direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana; Paolo Matthiae, l’archeologo della Sapienza che nel Vicino Oriente ha scoperto Ebla; Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane. “Abbiamo invitato anche coloro che hanno oggi la responsabilità dei musei di Palmira”, dice Nissim a ilsussidiario.net. “Ci hanno risposto che partecipano al ricordo di Al-Asaad, ma che la presenza dell’Ucei fra gli organizzatori dell’evento impedisce loro di presenziare ufficialmente: li mette a rischio”. Non c’è polemica nelle parole di Nissim, ma amarezza sì: “Neppure la memoria di un grande studioso che ha dato la vita per i suoi studi, neppure meriti scientifici e morali riconosciuti al di là di ogni barriera valgono in questo momento a estinguere un’avversità radicale verso la comunità ebraica. Eppure l’eredità lasciata di Khaled è ormai patrimonio di tutti: come il gesto dello studente di Tian An Men o come “La lettera a Hitler” scritta da un poeta tedesco contro il razzismo antisemita”. Gariwo, ricorda lo storico, è impegnata da sempre a non disperdere l’eredità etica e civile di tutti i Giusti impegnati contro il male della persecuzione: “Anche dei palestinesi o di coloro che hanno aiutato i palestinesi. Una delle finalità della memoria dei Giusti è unire, combattere le divisioni. Siamo tutti francesi, libanesi, siriani, cittadini del mondo liberi e determinati a sconfiggere i barbari”.
“Contro i barbari. Je suis Khaled”. Si leggeva questo, ieri mattina, sul sito it.gariwo.net. L’Isis ha dichiarato guerra a tutti. “Quando sarà disponibile, io sarò il primo a scorrere la lista delle vittime di Parigi. Sono certo che tra i morti assassinati sotto raffiche sparate alla cieca, ci sono stati anche francesi originari di paesi arabi, o di religione islamica. Ci sono stati molti francesi – europei – di confessione cristiana, ebraica o di altre fedi. La barbarie è tale perché abolisce in modo assoluto il rispetto per l’umanità”.
Cosa l’ha colpita di più della tragica notte di Parigi?
L’attacco a discoteche, teatri, stadi: la violenza cieca contro la convivenza civile pacifica. E poi ho letto che al Bataclan sono state molte le vittime di esecuzioni sommarie, con un colpo alla tempia. È quello che facevano le SS oppure la polizia staliniana durante le purghe. È la negazione totale di ciò che l’umanità ha imparato a riconoscere come civiltà.
Gariwo chiamerà Milano a interrogarsi sulle responsabilità morali di una grande citta europea pochi giorni dopo l’aggressione a un cittadino israelita.
Abbiamo già sentito riconfermata in questi giorni la forte solidarietà di tutti i milanesi attorno ai loro concittadini ebrei. Ma anche i fatti di Parigi hanno drammaticamente evidenziato come la coesione civile contro il male radicale non è mai abbastanza. Mercoledì mattina, alle 11, al Giardino dei Giusti del Monte Stella ogni persona in più sarà una persona in più che testimonia il suo no alla barbarie.
Cosa vi sta preoccupando di più?
L’accoltellatore di venerdì sera in via San Gimignano portava un passamontagna scuro. È il distintivo dei foreign fighters: come “Jihadi John”, il boia dei giornalisti occidentali.
Il ritorno dell’antisemitismo è una minaccia reale in Europa?
Ciò che è più insidioso è l’antisemitismo che si maschera dietro l’antisionismo. Si può non essere d’accordo con le politiche dello Stato d’Israele, ma questo non può in alcun modo tradursi in odio antisemita.
Qual è il rischio politico più grave?
Il rischio civile più preoccupante è che l’Europa, e il mondo, alla fine restino a guardare. Com’è accaduto per Palmira, per Khaled. Bastava poco per difendere e salvare una testimonianza d’arte inestimabile e la vita di un uomo. E invece nessuno ha fatto nulla.