Carissimo direttore,
In questo periodo di campagna elettorale, a continuo contatto con la gente, ho notato che il tema che emerge maggiormente, specie quando visito le zone di periferia della città, è quello della SICUREZZA. Dai furti in appartamento, ai borseggi, alla presenza di campi rom abusivi e di molti disperati che si sono riversati nel nostro paese in cerca di un destino più fortunato e che si trovano a vivere di espedienti, sono tutti elementi che contribuiscono a rendere la nostra città, soprattutto in questi ultimi anni, molto più insicura. Dall’esperienza avuta in questi anni come consigliere di zona 9 devo però dire che il problema, se si è seri fino in fondo con sé stessi e con i cittadini, non può essere affrontato con slogan. Se guardo, ad esempio a come era anche solo 10 anni fa il quartiere Isola, e come è adesso, è lampante come il problema sicurezza è correlato alla qualità di un quartiere. “Non andare in via Borsieri la sera!” dicevano gli anziani del quartiere ai ragazzi, oggi invece, via Borsieri e tutto il distretto Isola è un quartiere bellissimo, pieno di locali alla moda e alla sera il vero problema è trovare il parcheggio visto che ormai tutti i giovani si trovano qui a prendere l’aperitivo o a cenare.
Il quartiere Isola è stato interessato da un grande piano di riqualificazione che ha previsto anche la realizzazione di 2 fermate della stazione metropolitana (Lagosta e Isola) e oggi ha assunto il volto di un quartiere moderno e attrattivo per i turisti e per i milanesi. Fa specie che a pochi a circa 50 mt da via Thaon di Revel, pieno quartiere Isola, la zona di viale Stelvio e via Farini sia rimasta tale e quale a 20 anni fa.Insieme ai cittadini esasperati per l’assoluto degrado, la prostituzione cinese, il continuo ritrovo di bande sudamericane nel giardino di via Paolo Bassi, ho raccolto e depositato in consiglio di zona 9 circa 500 firme tra i residenti nella speranza di porre attenzione su un quartiere dimenticato, e che ha avuto la “sfortuna” di non rientrare nel piano di riqualifica dell’Isola: a 50 mt di distanza 2 città diverse.
Ma reinventare e valorizzare aree di una città non basta a renderle più sicure. Dobbiamo abbracciare oggi una concezione sempre più ampia del termine “sicurezza”, ottimizzando i servizi e il controllo del territorio, e integrarli con innovative attività di intelligence.
Oggi non è più sufficiente “guardare al proprio giardino”, anche perché spesso le minacce, dalla microcriminalità ad atti terroristici, anche dinamiche ed estensioni territoriali ben più ampie e complesse.
Per dare delle risposte concrete ai cittadini, e per far fronte alle attuali sfide del sistema sicurezza (sia pubblico che privato) dobbiamo tener presente che l’attività preventiva si intreccia inevitabilmente con l’analisi e lo studio, anche sociale, dei fenomeni di illegalità più diffusa – terrorismo compreso – e si scontra con il complesso bilanciamento di privacy e sicurezza.
Il controllo del territorio, e la conoscenza dei fenomeni esistenti, così come la situazione sociale, sono la base per tutto il lavoro di intelligence e di scambio di informazioni dei soggetti preposti (Polizia Municipale, Carabinieri, Polizia di Stato) che si avvale delle tecnologie più sofisticate (sistemi di videosorveglianza, metal detector, ecc…) necessari a prevenire la commissione dei reati. Da questo punto di vista Expo è stato un esempio, dove non è accaduto nessun fatto significativo di ordine pubblico nonostante la presenza di 20 milioni di persone in 6 mesi. Infine l’amministrazione comunale dovrebbe essere in grado di valorizzare tutti quei luoghi presenti nella città, e Milano ne è piena, dove si sperimenta una reale integrazione tra le persone delle diverse nazionalità e quindi fattore di pace. Penso al consultorio di via Arese che aiuta gratuitamente le mamme nella fase pre e post parto oppure alla signora Carla che in un oratorio del nord di Milano distribuisce gratuitamente i vestiti ai poveri. Qui ho potuto vedere come persone diverse riescono a convivere partendo da un bisogno comune. La politica per risolvere i problemi non deve inventare nulla ma osservare ciò che è già in atto.