Perché Giorgio Gori? “Ha a cuore sviluppo e solidarietà, ha presentato una proposta più credibile e attenta alle esigenze dei cittadini e delle imprese lombarde”. Ma non è una coalizione troppo sbilanciata a sinistra? “La capacità di fare sintesi, sperimentata con successo nella sua amministrazione a Bergamo, e il suo programma costituiscono ulteriori elementi di garanzia di un centrosinistra riformista e solidale”. E sulla scuola, non c’è il rischio che in Lombardia si torni a una visione più centralistica? “Al contrario, si tratta di rafforzare la partnership tra pubblico e privato, con la regia della Regione” e sul buono scuola “l’approccio è quello di una conferma della misura, a favore della libertà di scelta, e dello stanziamento previsto, con una maggiore attenzione (in termini di entità del contributo) alle fasce di reddito più basse”. Luca De Simoni, candidato a Milano e provincia nella lista civica “Gori Presidente”, rintuzza dubbi e obiezioni e spiega le ragioni che lo hanno convinto ad appoggiare il candidato del centrosinistra alla guida della Regione Lombardia.
Perché vale la pena sostenere Giorgio Gori in queste elezioni regionali?
È la persona che meglio e più ha lavorato per costruire una proposta utile e intelligente per il governo della nostra regione, troppo spesso trascurato in questi ultimi anni. Ha a cuore sviluppo e solidarietà, il realismo di riconoscere ciò che funziona e il coraggio e la capacità di migliorare ciò che mostra limiti o va aggiornato.
Nella coalizione che sostiene Gori la parte del leone la fa il Partito democratico. Sono, poi, presenti liste legate all’esperienza di Giuliano Pisapia e di Emma Bonino: quale ruolo avrà la lista civica nella coalizione e quale autonomia avrà Giorgio Gori da presidente della Regione?
Il presidente è determinante, viene eletto direttamente e garantisce il successo della coalizione. Lo hanno dimostrato anche Maroni e Formigoni, caratterizzando, nel bene e nel male, in modo decisivo le politiche regionali. La lista civica Gori Presidente, da una parte, sarà la rappresentanza del presidente in Consiglio regionale; dall’altra, arricchirà con l’esperienza civica dei suoi eletti il dibattito, la capacità di fare rete e di intercettare esperienze esemplificative o significative della società.
Non è una coalizione troppo sbilanciata a sinistra?
Liberi e Uguali ha deciso di non sostenere Gori, anche perché non avrebbe marcato sufficiente discontinuità dai suoi predecessori. Le rappresentanze del mondo cattolico e laico riformista sono preponderanti sia nel Pd lombardo che nella lista civica. La capacità di fare sintesi di Gori, sperimentata con successo nella sua amministrazione a Bergamo, e il suo programma costituiscono ulteriori elementi di garanzia di un centrosinistra riformista e solidale verso tutti i cittadini lombardi.
Uno dei temi più importanti del programma di Gori riguarda il capitale umano, la formazione professionale e l’educazione. Ci aspetta una rivoluzione in senso centralista?
Al contrario, si tratta di rafforzare la partnership tra pubblico e privato, con la regia della Regione. La formazione e il capitale umano sono pilastri su cui investire per rilanciare il patto di piena e buona occupazione per tutti i cittadini della Lombardia. La formazione professionale può migliorare nella sua capacità di rispondere alle esigenze del mercato del lavoro: gli enti accreditati che erogano i corsi devono avere la possibilità di essere finanziati non solo su base annuale, in ragione del numero degli iscritti ai corsi, ma anche in base agli investimenti necessari per i laboratori, e con premialità in base al lavoro che riescono a trovare per i ragazzi. Sul buono scuola, l’approccio è quello di una conferma della misura, a favore della libertà di scelta, e dello stanziamento previsto, con una maggiore attenzione (in termini di entità del contributo) alle fasce di reddito più basse. Il modello sussidiario funziona e va stimolato a lavorare di più e meglio rispetto alle sfide del mercato del lavoro e con attenzione alle fasce più deboli.
La Lega parla di un’emergenza immigrazione in Lombardia. Cosa pensa il centrosinistra dell’argomento?
Più che un’emergenza immigrazione esiste un’emergenza nel sistema di accoglienza: i Comuni sono spesso lasciati da soli, addirittura incentivati da Regione Lombardia a opporsi ai progetti nazionali di accoglienza diffusa. La Regione non ha competenze specifiche sulla materia, ma in questo come in altri campi può svolgere un compito di regia e facilitazione nei confronti degli enti locali e dell’associazionismo, per rispondere con responsabilità e realismo al compito di accogliere dignitosamente e integrare rifugiati e migranti, secondo le possibilità del nostro territorio.
Oltre il 70% del bilancio regionale è impegnato dalla sanità. Come si può “fare meglio” in questo settore?
La riforma varata in questa legislatura contiene princìpi giusti, come un rafforzamento dell’assistenza territoriale e una più corretta gestione delle cronicità. La sua implementazione, invece, è stata molto lenta e approssimativa. Occorre rafforzare i presidi di territorio, su cui si è fatto ancora troppo poco, e coinvolgere maggiormente i medici di famiglia nella corretta gestione del malato cronico. Inoltre non si può pretendere dai manager degli ospedali efficienza a scapito dell’attenzione alla persona, altrimenti al pareggio di bilancio si associano aumenti delle liste d’attesa e disservizi inaccettabili.
Come finiranno queste elezioni regionali?
Gori ha presentato una proposta più credibile e attenta alle esigenze dei cittadini e delle imprese lombarde, mentre Fontana si è affidato quasi esclusivamente al consenso dei partiti che lo sostengono. Sappiamo come Giorgio Gori vorrà governare la Lombardia, mentre è meno chiara quale sarebbe l’idea del suo competitor. Mi auguro che i lombardi sappiano valutare attentamente questo, scegliendo persone che hanno in testa il bene della nostra Regione.