Nella lunga intervista a La Stampa di oggi l’ex Ministro dell’Interno Marco Minniti riesce nell’impresa di attaccare il Governo, Salvini, l’Europa e il suo stesso Pd sotto diverse angolature ma dimostrando come serva ancora in Italia una politica seria, non populista ma neanche buonista per risolvere il grave dramma dell’immigrazione. «L’alternativa ai nazional-populisti non può essere accogliamoli tutti. Il tema sul quale si giocherà il futuro delle democrazie nei prossimi anni è quello dell’integrazione. E una forza riformista non può che declinarlo attorno a tre valori: umanità, libertà e sicurezza», spiega l’ex capo del Viminale prima di Matteo Salvini, in una invettiva che suona come una forte critica alla linea Zingaretti sul fronte migranti, con la salita negli scorsi giorni di Delrio e Orfini a bordo della Sea Watch per sostenere la capitana Carola Rackete mentre sfondava il blocco della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto. Fortemente criticato da parte dello stesso Pd per la sua linea sulla missione in Libia (favorevole a rivotare la missione lanciata con Gentiloni, ndr), Minniti non ritiene che la soluzione ultima dell’immigrazione sia l’accoglienza tout court «i nazional-populisti ragionano per fatti simbolici e tu Europa non puoi rispondere con una logica piccina: io ne prendo 3 e tu ne prendi 4. La risposta non può essere nemmeno quella di queste ore e cioè trattative impantanate sulle nomine tra leadership invecchiate».
LA ‘RICETTA’ MINNITI PER RISOLVERE IL CASO SEA WATCH
La “ricetta” per l’ex Ministro allora, tanto sul caso Sea Watch 3, quanto per tutti gli altri, resta la stessa della sua esperienza al Viminale: «Il Papa richiama il tema sul quale si giocherà il futuro delle democrazie nei prossimi anni: quello dell’integrazione. E una forza riformista non può che declinarlo attorno a tre valori: umanità, libertà e sicurezza». Non solo, per Marco Minniti l’idea del codice di condotta con annesso accordo con le Ong andrebbe recuperato: «Noi non facemmo decreti o leggi ‘contro’ le ong. Io penso che in un ambito delicato come questo non si possa procedere per decretazione. Facemmo la scelta del Codice, proposta dall’Italia e poi discusso in Europa e che le ong sottoscrissero. E non si dimentichi da dove arrivavamo: per due anni, attraverso le ong, e cioè vettori non pubblici, erano giunti in Italia più di 80mila migranti. Le ong hanno un obiettivo fondamentale: salvare le vite in mare. Noi, come Stato, avevamo l’obiettivo di garantire la sicurezza sul territorio nazionale». L’Italia con il Governo Conte si è comportata in maniera “piccola”, spiega Minniti, nell’affrontare il tema immigrazione ma l’Europa se possibile ha fatto ancora peggio: «se l’Italia si è dimostrata piccolissima, l’Europa ha dimostrato di essere una piccola Europa. In tre settimane una nave con a bordo 42 persone – non 4.200 e neppure 400 – è diventata il pretesto per tenere un Paese sul filo del rasoio. Oggi siamo più deboli in Europa, mentre nel Mediterraneo centrale, poco più di un anno fa, c’era uno scenario completamente diverso: vigeva un sistema di ricerca e salvataggio coordinato dalla Guardia Costiera, le ong avevano firmato un codice di condotta, c’erano Frontex, la Guardia costiera libica e una missione militare europea, Sophia. Oggi tutto questo, di fatto non c’è più». La linea “pro-Salvini” di Minniti si interrompe però quando sottolinea «l‘immigrazione non è una grande questione da governare: è da cavalcare, come una continua emergenza. Il ministro dell’Interno e il governo puntano tutto su quella che definirei una strategia della tensione comunicativa. Oggi non c’è un’emergenza e tuttavia ci si comporta come se fossimo davanti ad una drammatica invasione».