A Milano, presso il Museo di Storia Naturale, è conservato un mostro sirena. Il suo ritrovamento, come ricorda il Corriere della Sera che ha dedicato un articolo oggi all’argomento, risale agli anni ottanta, da parte di Giorgio Teruzzi, paleontologo in pensione, e fino ad oggi quel mostro sirena è rimasto sempre avvolto nel mistero. «Ogni Museo ha i suoi scheletri nell’armadio», spiega Giorgio Bardelli, il curatore della sezione di zoologia dei vertebrati. «Si trovava all’interno di uno dei locali seminterrati dove ci sono i depositi di studio del Museo, dietro ad un’ intercapedine, oltre una parete sottile — ha continuato Bardelli —. Nessuno ne conosceva la provenienza, non c’erano documenti o bigliettini allegati. Il sospetto è che potesse appartenere ai fratelli Villa, collezionisti milanesi che regalarono pezzi al Museo prima del conflitto».
Il mostro sirena, che misura all’incirca 30 centimetri, in realtà non assomiglia più di tanto alla Sirenetta di Christian Anderson o a quella del film “Una sirena a Manhattan”, ma ha una forma che ricorda proprio da vicino queste figure mitologiche graziose quanto temute. «Dalle radiografie sappiamo che al suo interno ci sono un’ intelaiatura in legno e inserti di ferro mentre la parte più ampia del corpo è in cartapesta», ha proseguito il curatore Bardelli, spiegando che al suo interno si trovano anche capelli umani, unghie di uccello, e pinne di pesce.
MOSTRO SIRENA DI MILANO, L’INTERESSE NON SCEMA: “PIU’ SAPPIAMO E…”
Per la scienza si tratta di un falso, ma sono molti a credere al contrario, e stando alle ricerche effettuate dal Museo, il mostro sirena risalirebbe alla seconda metà dell’800 e sarebbe originario del Giappone, periodo in cui questi fantocci appassionavano numerosi collezionisti occidentali.
«L’interesse per queste strane creature ritorna ciclicamente – aggiunge Bardelli – io ho iniziato a incuriosirmene quando arrivai al Museo ancora studente nel 1990, la sirena era esposta nella sala introduttiva. Poi negli anni ho accumulato indizi e consapevolezza». E oggi le ricerche continuano: «Più sappiamo e più ci rendiamo conto che ci sono tantissime cose che non conosciamo».