“Questa canzone ci è sbocciata come grido di speranza. Potrei dire che è nata proprio di fronte al presepe lo scorso anno e ha avuto un po’ di mesi di gestazione. La considerazione da cui è nata è molto semplice: davanti al presepe e alla storia che racconta viene da pensare che la speranza arrivi proprio dove sembra non ci sia speranza. La cosa più grande ti arriva dal luogo da cui sembra nessuno si possa attendere nulla: una piccola stalla. Insomma: non ci sono situazione ideali in cui la rinascita può avvenire: quando accade, accade….”.
Dice queste parole, Marco Spaggiari, e si pulisce la fronte da quella sua lunga chioma rockettara. Lui e la sua band, i Controtempo, sono gli autori di una ballata elettro-acustica che canta di speranza – E’ Natale per noi – proprio mentre tutto intorno il mondo sembra ispirarsi a crisi e tinte fosche. C’è bisogno di speranza, certo, e allora dove la si va a pescare? Nei bingo o nelle slot machine? Nel calcio o nelle spending review? Nel gossip su Belen oppure sognando viaggi tropicali? Stupidaggini. “Natale è proprio la festa di chi spera anche quando tutto sembra andare a rotoli”, ci dice lo Spaggiari e la sua canzone lo conferma: una classica ballata da chitarre, batterie e sferzate elettriche, romantica e buona al punto giusto, ma anche tanto-tanto autentica, con un videoclip ambientato ad Assisi “perché è la città di San Francesco”, l’uomo a cui Spaggiari è profondamente legato perché maestro di umanità, povertà e santità.
Ma chi sono questi Controtempo e da dove sbucano? Band autenticamente rock, proletaria e sanguigna, dal suono classico tra Rolling Stones e cantautorato italiano, capace di farsi amare e di raccogliere con eleganza le collaborazioni con Maurizio Solieri e Federico Poggipollini, chitarristi storici di Vasco e Ligabue e – nei prossimi tempi – con Beppe Carletti dei Nomadi, i Controtempo sono una delle più belle e veraci realtà musicali italiane. Senza padrini e senza padroni, e con un giovane produttore (Damiano Bonvini), questi giovani rocker emiliani sono un esempio di coraggio, incoscienza e libertà creativa.
Alcune tra le migliori canzoni italiane degli ultimi anni portano la loro firma: In tutti i giorni eroi, Grazie (che forse è la più bella di tutta la breve storia della band), Brindisi a quello che hai, Come Bud Spencer e Terence Hill, tutte comprese nel loro sino ad ora unico cd, “In tutti i giorni eroi”, uscito nel 2011.
Folli abbastanza da aver pensato (e essere riusciti nell’intento) di girare videoclip con Bud Spencer e Terence Hill come protagonisti, poi con sportivi, calciatori, allenatori, atleti della nazionale di hockey su sedia a rotelle, i cinque sono fortunatamente rimasti lontani dai vari circuiti di alta audience televisiva e di bassa qualità artistica, facendosi invece gavetta in centinaia di live, esattamente come richiede una sana educazione rock. Autore e frontman della band, Marco Spaggiari ha una qualità di scrittura innata. Diretto ed efficace, semplice e istintivo, scrive come un autore navigato e si porta dentro una potenza religiosa insolita, che si trasforma in una comunicazione comprensibile, credibile, autentica. Il resto della band – Luca Benazzi (batteria), Patrizio Pastorelli (basso), Elvis Nascetti (lead guitar) ed Andrea Pozzetti (tastiera) – lo asseconda senza superficialità e con orgoglio prettamente emiliano.
La canzone “del presepe” è al momento il prodotto su cui i cinque stanno dedicando tempo e concentrazione, ma il futuro dei Controtempo è indaffaratissimo. In questi giorni hanno alcuni passaggi sulle reti Rai, poi il 1 gennaio suoneranno in piazza a Modena e poi di nuovo in sala di registrazione, “per registrare il nuovo album”, atteso per la primavera dell’anno nuovo. E poi tanti concerti, perché, come dice uno dei loro pezzi più tosti, è sempre tempo di fare del rock’n’roll. Anche a Natale.