CONQUEROR/ “Un’altra realtà”: dalla Sicilia per infrangere i generi musicali

- Alessandro Berni

I Conqueror ci spiega ALESSANDRO BERNI in questa sua recensione, sono una band capace di travalicare i generi fondendo un linguaggio sonoro immaginifico

CONQUEROR_R439 I Conqueror

Primo impatto.  Il nome rilascia un senso d’enfasi imperiale che rimanda a un immaginario più metal che prog (per quanto nel corso dei decenni i rispettivi riferimenti letterari abbiano incrociato le loro strade). Grazie alla preziosa segnalazione dell’ottimo Donato Zoppo e di Synpress44 si apre una sfida all’ascolto e alla scoperta nota per nota di una band nostrana che in realtà offre un bagaglio tecnico degno di nota al servizio pressoché totale della scrittura e della riuscita del collettivo.  

Gran lavoro su melodia e armonia, ampio utilizzo di sezioni strumentali come da policy di genere eppure con una grande forza e unicità affidata all’essere immune da ogni nevrosi da playing. Musica come naturale prolungamento della creatura canzone e viceversa, ideale compenetrazione messa in atto e raggiunta dopo un inseguimento del grande segreto di quest’arte lasciandosi semplicemente trasportare sul suo terreno.

L’occasione per far la conoscenza e assaporare abilità e genuina ispirazione di questi bravissimi musicisti è quella del DVD/CD live “Un’Altra Verità”,  prima pubblicazione dal vivo dopo cinque album in studio e un EP. Gruppo siculo-calabrese di stanza a Messina incentrato sulla coesistenza determinante di due elementi, il batterista/produttore messinese Natale Russo e la tastierista/cantante reggina Simona Rigano – il primo presente da sempre la seconda dal momento dell’esordio discografico targato 2003 – trova il suo punto di forza nel far ruotare attorno ai due leader storici una serie di musicisti complici di un processo creativo che da “Istinto”  (2002) a “Stems” (2014) ha reso ragione di un crescendo di ispirazione e senso musicale fuori dal comune.

Registrato al Teatro Comunale di Giardini Naxos il 16 maggio 2014, l’album live (un brano in più su DVD, qualità di suono e riprese di altissimo livello per una band indipendente) segna il traguardo di un periodo di fertilità creativa culminato nel tour del citato “Stems” dato alle stampe nell’aprile 2014.  Composto di annotazioni che in forma contemplativa registrano l’incidere del tempo su convinzioni e memorie personali prefigurando un cambio di mentalità,  il disco è seguito da un tour che oltre alle consuete date siciliane ha visto per la prima volta una puntata nel nord d’Italia in quel di Parma.   

A farla da padrone sono proprio i brani di quest’ultimo eccellente album – ben sei – suonati di seguito prima di una breve ma intensa passata di spugna su alcuni degli episodi migliori della produzione precedente.  Show introdotto dalla lunga cavalcata di Gina, già un paradigma del suono e della direzione dei brani tratti dal disco in questione che alternano in maniera distinta una sezione cantata e una strumentale spesso interscambiabili.  Una breve e soffusa intro ed ecco il canto della Rigano che si snoda come una curiosa ed imperfetta alchimia a metà strada tra il suggestivo e il confidenziale.  Una melodia docile spezzata da un alternarsi di sezioni strumentali dove, supportata dalle ritmiche toste e millimetriche della band (Oltre a Natale Russo, Peppe Papa al basso), è la stessa Rigano a dettare tra synth, piano e organo le molteplici variazioni d’umore del brano.

Il seguito si attesta sulla stessa falsariga con un sapiente dosaggio e ricambio delle componenti in gioco.  Di notte funge quasi da lungo intercalare prima di una splendida False idee che si apre come un grande duello di spunti e scorrimenti melodici tra tastiere e scollinate elettriche del chitarrista Ture Pagano, per poi tramutarsi nella seconda parte in una ballad di grande cantabilità con la Rigano supportata dal raddoppio delle chitarre acustiche.

Un’altra realtà – ideale collante tra gli elementi del disco in studio e del live (una parola del testo fornisce il titolo a questo album) – srotola nel giro sei minuti e mezzo riferimenti testuali e condensato musicale del lavoro, una sorta di grande rincorsa prima della straripante Sigurtà.  Canto etereo, sdoppiamenti vocali, inserti giocati tra schizzi semitonali, rapsodia centrale, fendenti conclusivi della Rigano e liquidi lirismi dell’elettrica di Pagano.  Russo e Papa ribattono e incendiano atmosfere già cariche e sovrabbondanti.  Il momento più memorabile del concerto, forse l’apice del percorso artistico lungo e fecondo della band.

Echi di verità è un primo ideale epilogo prima di una lunga fase finale che pesca da quattro significativi momenti del passato.  Pensieri fragili e No photo a rappresentare i primi passi dell’esperienza, embrioni di intuizione uniti a certo lessico prog di prammatica.  La strada del Graal e Cormorani / L’ora del parlare a testimoniarne i primi e secondi grandi slanci nelle strettoie del genere – tra l’avventuroso e l’intrepido – prima della recente e decisiva svolta. 

Conqueror, esperienza armata di sincera umiltà e profonda passione, sulle tracce dei grandi con i propri passi e con tutti i rischi del caso e che lasciandosi alle spalle alcune iniziali ingenuità ha raggiunto una visione ben definita tra istinto e rigore.  Oggi è una band che si destreggia in maniera egregia e che non diversamente dai grandi rende onore a un genere travalicandone i confini, svecchiandone le regole, padroneggiandone le sfumature.  Una grande band che rianima la tradizione nell’urgenza presente.  Non è cosa da poco.       





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