Probabilmente non esiste al mondo un caso di harakiri della tradizione musicale (e quindi anche culturale) di un popolo come quella che gli afro americani hanno praticato su se stessi dimenticandosi del blues, musica da loro inventata, quando, schiavi nelle piantagioni dei bianchi, esprimevano così la nostalgia per la libertà perduta e ne invocavano il ritorno. Harakiri perché oggi quasi nessun afro americano suona questa musica e tantomeno va ai concerti di quei pochi che la fanno ancora. E’ così da decenni, quando filoni musicali come il soul o l’R&B, che dal blues si sono sviluppati, sono stati via via cancellati a dosi massicce prima di disco music, poi di dance, poi di hip hop. E’ un fenomeno tragico, perché se il blues aveva una forza culturale fortissima, di appropriazione ed esaltazione della propria identità, la musica che oggi piace ai neri americani è quanto di più falso, banale, un autentico fenomeno di exploitation, anzi blaxpoitation, come accadeva nel cinema e cioè “mettere da parte la ricerca di valori artistici per portare in scena elementi più forti, con l’esibizione esplicita di scene di sesso e di violenza, talvolta veicolando messaggi di una parte politica o lobbistica”. Che cosa altro è l’hip hop se non questo?
Il blues oggi lo fanno solo i bianchi, che si rivolgono a cerchie ristrette di pubblico esclusivamente bianco,
E’ il caso del nuovo bel disco di David Bromberg, dall’ironico, divertente e lunghissimo titolo “David Bromberg Band accused of ‘low down, dirty country blues, defendant promises: ‘The Blues, The Whole Blues and Nothing but the Blues”. L’eclettico musicista ebreo americano, sulle scene da circa quattro decenni, autentico propagatore della più profonda tradizione popolare del suo paese, non è nuovo a queste trovate umoristiche che dentro contengono grandi verità: in questo caso essere accusati dalla giustizia per il fatto di suonare del blues. La foto di copertina, che riprende i caratteri grafici di un quotidiano di altri tempi, l’inesistente Delta Times Dispatch, vede Bromberg sul banco degli accusati davanti a giudici, avvocati e poliziotti. Dentro al cd, le classiche foto segnaletiche della polizia ritraggono Bromberg.
Se questo è divertente, meno è vedere la foto dei musicisti che lo accompagnano: tutti bianchi, neanche un nero. Musicisti però eccellenti, tanto per citarne alcuni Lou Marini (Blues Brothers Band), Bill Payne (Little Feat) e Larry Campbell, che è anche coproduttore e arrangiatore della sezione fiati (ex Bob Dylan band).
E la musica? Una scintillante raccolta di classici e non del blues suonati nello stile elettrico e fiatistico di Chicago negli anni 40 e 50, per intenderci alla Muddy Waters e Howlin’ Wolf. Bromberg giganteggia alla slide, meno alla voce, che non è esattamente quella di un nero, e si sente.
Superclassici come Walkin’ Blues di Robert Johnson si alternano a brani che lo stesso Bromberg dichiara di non conoscere l’autore (nel bel libretto interno in cui viene spiegata la genesi e l’arrangiamento di ogni brano) come How come my dog don’t bark when you come ‘round? Versioni cariche di pathos, chitarre slide in evidenza che non vengono risparmiate, sezione fiati pimpante, ritmica inarrestabile.
Altrove Bromberg si diverte a trasformare in blues vecchi brani country come 900 Miles, mentre il brano che intitola il disco, incredibilmente, venne scoperto solo dopo che era stato deciso di intitolare così l’album. Concidenze cosmiche che capitano solo a chi fa le cose con amore.
Unico brano acustico Delia, condiviso con Larry Campbell alla slide, che però perde parecchio per via della voce un po’ sfilacciata di Bromberg (ormai settantenne anche lui). In finale due brani a sua firma, gli unici, uno slow blues alla BB King (This Month) con “claptoniane” parti di chitarra elettric e l’eccitante You don’t have to go.
Un disco ispirato, racconta Bromberg, da una frase del violinista texano Johnny Gimble che gli raccontò un giorno Willie Nelson: “Esistono solo due tipi di musica: l’inno nazionale americano e il blues”. E tanto basta (Ps: sarà nei negozi di dischi dal prossimo 8 ottobre).