Brave sono brave, e molto: belle voci, ottima capacità strumentali, compositrici in gamba, capaci di sfornare hit di rock melodico come pochi gruppi. Sono le Siervas (“le serve”, nome completo in inglese Servants of the Plan of God, le serve del piano di Dio), una rock band composta solo da suore di vari paesi: Cile, Giappone, Ecuador, Cina e Costa Rica, tutte abitanti in Perù. Giovani e carine, riproducono la formula musicale che piace ai giovani e meno giovani appassionati di musica, ballate rock energiche sullo stile degli U2, con grande impatto ritmico, riff di chitarra che svolazzano alti, melodie accattivanti. Ovviamente quando si esibiscono rimangono rigorosamente vestite da suore. Ed è qui il punto che, pur con la simpatia e le capacità di cui godono, rendono d’élite un progetto nonostante il grande successo di cui godono nei paesi latini, visto che cantano in spagnolo: rimanere chiuse nel loro ghetto e, come si dice, predicare ai convertiti. Nessun appassionato di rock infatti andrà mai a sentire un gruppo di musicisti vestiti da suore, che sono suore e che cantano solo di lodi a Dio. In pratica, si auto escludono e rimangono sconosciute ai più.
SUONEREMO PER IL PAPA
Ma non importa: loro a giudicare dalla carica che ci mettono credono in quello che fanno e ne sono contente. Adesso poi arriva la loro occasione di farsi conoscere in tutto il mondo: le Siervas si esibiranno alla giornata mondiale dei giovani a Panama davanti a papa Francesco. “E’ solo un altro modo di annunciare il nostro messaggio evangelico” dicono “è anche musica che ci piace fare, mostra molto di quello che siamo”. A oggi hanno pubblicato auto producendosi mezza dozzina di video su YouTube costruendosi un nutrito seguito internazionale a cui comunicano il loro messaggio di “amore, gioia e speranza” al posto del vecchio “sesso droga e rock’n’roll”. In precedenza il gruppo, composto di undici suore, si era già esibito durante i viaggi del papa in Messico e Perù. Spesso si esibiscono per i carcerati e per i disabili, mentre sono anche impegnate a distribuire cibo ai senza tetto. “Quando andiamo nelle carceri femminili le prigioniere chiedono solo di essere ascoltate e sapere se Dio le ha perdonate”.