Lo hanno menato, lo hanno insultato, lo hanno preso a calci e lo hanno anche accoltellato: sono una baby gang, una banda di 4 ragazzini che ha trasformato la serata di un 16enne di Napoli un autentico incubo destinato a rimanere indelebile per molti anni a venire: come racconta il Mattino, l’ultimo caso di violenza estrema arriva dalla centralissima Corso Garibaldi, lo scorso 16 gennaio verso le ore 19, ma emerge solo oggi. Un ragazzino con borsone e tuta viene affiancato da altri quattro coetanei con tanto di cappucci e coltello: non c’è premeditazione, solo la sfortuna di passare da lì in quel momento e i 4 armati con intenti criminali iniziano a prenderlo di mira. Non si sa se lo conoscevano, ma ai fini di come l’hanno conciato paradossalmente “importa” poco: erano dello stesso quartiere e avevano più o meno la stessa età, ma con un coltello a serramanico in più. La scena è proprio da film o da video di bassa lega dei rapper Usa: il gruppo incrocia il ragazzino, urta il borsone (forse di proposito) e da lì inizia il pestaggio tremendo, con qualche coltellata inferta al 16enne preso di mira.
NAPOLI, BABY GANG PICCHIA E ACCOLTELLA: IL VIDEO CHOC
Per fortuna le telecamere del vicino negozio riescono a inquadrare l’intera scena, punto di partenza per le indagini dei carabinieri che negli scorsi giorni hanno portato il fermo dei 4: hanno conservato il coltello usato per l’aggressione e non solo, hanno mantenuto sui propri cellulari la chat in cui commentano l’ aggressione. Inoltre, spiegano i carabinieri al Corriere della Sera, i 4 ragazzini criminali «continuano a indossare gli stessi vestiti di quella sera, perfettamente riconoscibili nelle immagini registrate». Perciò durante la perquisizione gli indizi raccolti si fanno sempre specifici lasciano ben poco spazio al dubbio: tre dei quattro ammettono tutto, confessando la storia del coltello appena acquistato e della irrefrenabile voglia di usarlo «non vedevamo l’ora di provarlo nuovo», avrebbero spiegato alle indagini. Il fattore “nuovo” è che i ragazzini non hanno alle spalle alcun precedente, non sono figli di situazioni disperate come spesso si sente dalle periferie delle grandi città italiane: sono quattro studenti delle scuole superiori e con buon andamento in classe. Eppure lo potevano ammazzare quel loro coetaneo che poteva tranquillamente essere un loro compagno di scuola: volevano attaccarlo semplicemente perché “volevano provare il coltello”, volevano far male forse per combattere una certa qual “banalità” nella loro vita. Una “banalità” che ha rischiato di portarli all’omicidio: ma cosa lo ha “preceduto”, forse, è il dato paradossalmente più inquietante.