Il nostro Paese dovrebbe usare il Fondo sociale europeo Plus per attivare politiche più stabili a favore della natalità
Si sta decidendo ora l’impostazione della Legge di bilancio, da presentare al Parlamento entro il 20 ottobre e approvare entro il 31 dicembre 2025. Una buna notizia è che ci stanno prioritariamente lavorando Meloni e Giorgetti per una questione fondamentale economica, posto che il debito è tanto e che gli interventi su Irpef e pensioni senza fondi non si fanno: il Governo punta a spingere il deficit sotto il 3% già nel 2026 accelerando l’uscita dalla procedura d’infrazione Ue.
Il problema sollevato non da oggi, ma ormai divenuto dominante, è e rimane la natalità in caduta libera e la mancanza di idee forti da mettere in campo. Dunque animata da buonsenso e sapendo che la questione ha una dimensione anche fortemente europea e internazionale, propongo una strategia auspicando una certa attenzione da parte del Governo.
Non possiamo più usare gli incerti fondi annuali per imboccare la strada di una riforma strutturale di sostegno al rinvigorire delle forze nuove giovani del nostro Paese e dunque al sostegno della famiglia. Dunque la proposta è usare il Fondo sociale europeo Plus, che è il principale strumento dell’Ue per investire nel sociale e nell’inclusività. E sul pilastro dei diritti per riforme strutturali posto che è mirato (con i suoi 99 miliardi dal 2021 al 2027) alla missione di coesione territoriale riducendo le disuguaglianze concentrandosi tra gli altri su obiettivi prioritari come la promozione della parità di genere, la non discriminazione e lo sviluppo di capacità per le parti sociali e le organizzazioni della società civile.
Significa guardare all’oggi e al domani perché quello che serve non sono bonus bebè che cambiano a ogni Legge di bilancio, ma combinazioni politiche che stabiliscono sostegni alla famiglia, servizi per non autosufficienti, congedi di genitorialità e agevolazioni fiscali, politiche per l’occupazione femminile e la condivisione del tempo di cura, miglioramenti nell’integrazione degli immigrati e aiuto ai Neet nella vita attiva.
Solo se si crea un ecosistema di politiche stabili e coerenti si può avere un impatto importante focalizzando l’attenzione sulla genitorialità e non sulla natalità, perché i bonus non hanno impatti concreti e bisogna smettere di pensare alle elezioni perché serve stabilità nel lungo periodo con un accordo ampio tra i vari partiti che siano consapevoli che con i bassi livelli di istruzione e mancanza di competenze il Bel Paese tale non è più.
Bisogna agire per evitare i disastri dell’inverno demografico anche sul versante dell’utilizzo delle risorse appunto come il Fse e anche il Fondo nuove competenze che può dare priorità alla coltivazione e attrazione di nuovi talenti e mettere finalmente in pista concretamente il territorio e le parti sociali.
Oggi nel nostro Paese non sono libere le coppie che vorrebbero aver un figlio o metterne al mondo un altro perché non ci sono risorse e non sono libere le donne costrette a scegliere tra maternità, lavoro e anche carriera.
Se mettiamo in opera coerentemente politiche per i servizi per l’abitazione per l’istruzione arriveranno anche gli immigrati che decidono di venire in Italia e lavorare e versare i contributi e anche i nostri giovani italiani potranno avere un progetto di vita perché la demografia è anche questo: nidi, abitazioni per gli studenti, mercato del lavoro che fa incontrare domanda e ricerca di professionalità. Sangue fresco che rigenera e valorizza il nostro Paese che possa contare su una stabilità finanziaria.
Coraggio, ci vuole coraggio e ricerca di intenti comuni perché la pace sociale ci aiuti a guardare avanti e agire concordemente.
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