I nomi di 200mila evasori fiscali italiani sono in arrivo dalla Svizzera. Un vero e proprio “dono di Natale”, come lo definisce “Liberoquotidiano”, frutto del nuovo meccanismo di scambio di informazioni fiscali e finanziarie tra l’Italia e lo Stato elvetico. L’impianto normativo, identico a quello introdotto con il Principato di Monaco e con il Liechtenstein, lascia presupporre che prossimamente anche da questi Paesi arriveranno fiumi di nominativi di contribuenti che non hanno rispettato i propri vincoli con lo Stato italiano. Il dato di rilievo che emerge è che i contribuenti in questione sono coloro che non hanno voluto sfruttare le ripetute misure di voluntary disclosure messe in atto negli ultimi anni per regolarizzare i patrimoni illecitamente detenuti all’estero. Con ogni probabilità la speranza di questi contribuenti era che i nuovi citati accordi internazionali, secondo cui gli Stati sono tenuti a scambiarsi le informazioni di natura finanziaria e fiscale, si rivelassero inefficaci. Invece…
NOMI 200MILA EVASORI FISCALI IN ARRIVO DALLA SVIZZERA
Sembra dunque destinato a crollare anche il mito della riservatezza elvetica ma, soprattutto, della presa d’atto che i nuovi strumenti di trasparenza introdotti con il cosiddetto Crs, acronimo di Common Reporting Standard, voluto dall’Ocse, funzionano come sperato, come si evince anche dal fatto che la Svizzera scambia senza problemi i propri dati con ben 63 stati al mondo, destinati a diventare 90 già nel corso del prossimo anno. Dalle indiscrezioni pare che i 200mila “furbetti” abbiano evaso gli anni d’imposta 2015 e 2016 ma sembra evidente che i contribuenti saranno tenuti alla regolarizzazione di tutti gli anni d’imposta suscettibili di possibile accertamento, visto che ora la loro intera posizione fiscale sarà facilmente ricostruibile. Per gli evasori, ora, non resta che dimostrare spirito collaborativo e utilizzare gli strumenti ordinari a disposizione nel sistema tributario nazionale (il cosiddetto ravvedimento operoso) per provare a regolarizzare le irregolarità, senza però – come precisa Liberoquotidiano – “poter contare su nessun tipo di agevolazione per la riduzione delle sanzioni ma, soprattutto, senza nessun tipo di copertura di natura penale”. Diversamente, non sanando la posizione, i contribuenti correranno anche il rischio di andare incontro ai reati di riciclaggio e autoriciclaggio e, quindi, di non poter più utilizzare il loro patrimonio.