Rousseau ha detto sì al governo giallo-rosso. Un responso chiaro quello espresso online dai 79.634 iscritti al M5s: il 79,3% ha dato il via libera all’alleanza con il Pd per far partire il Conte-2, a fronte di un 20,7% che si è dichiarato contrario. “Io credo – ha detto Luigi Di Maio nella conferenza stampa alla Camera un’ora dopo la chiusura del voto online – che dobbiamo essere molto orgogliosi che tutto il mondo ha aspettato la pronuncia di questi 80mila cittadini italiani su una piattaforma digitale che è unicum al mondo. Adesso si passa all’ultimo miglio, la squadra di governo che deve lavorare per migliorare la qualità della gente. Non sarà un governo di destra o di sinistra, ma un governo che deve fare le cose giuste”. Strada, dunque, tutta in discesa per il nuovo governo? “Sebbene la procedura dal punto di vista istituzionale sia abbastanza curiosa – osserva Guido Gentili, editorialista del Sole 24 Ore -, dopo questo voto la strada è politicamente in discesa, anche se dobbiamo aspettare l’ultima strettoia, quella sui nomi dei ministri con relativo dosaggio della squadra di governo. Operazione complicata, ma penso che alla fine si farà”.
Gli iscritti pentastellati che hanno votato su Rousseau hanno potuto consultare anche la bozza di programma. Come valuta i 26 punti che la compongono?
La bozza di programma, se questa rimane o se anche dopo le ultime correzioni la sostanza non cambierà, è molto generica, in gran parte presenta punti molto ovvi, perché sfido chiunque a non essere d’accordo sul fatto che bisogna sostenere l’export. Poi ci sarà da riempire queste enunciazioni di larghi princìpi in numeri e in provvedimenti. E qui il terreno si fa più scivoloso per tutti e due i partiti dell’alleanza giallo-rossa.
Perché?
Non ci sono riferimenti al debito pubblico, alla crescita e neppure alcun riferimento all’industria. E allora mi domando: Industria 4.0, per esempio, le cui misure erano state confermate solo in parte dal governo giallo-verde, ritorna a far parte delle priorità del nuovo governo oppure no? Questo è uno dei temi su cui oggi non vedo una comune sensibilità.
Di Maio nella conferenza stampa a commento del voto su Rousseau ha detto che “siamo all’ultimo miglio, la squadra di governo”. Sui nomi ci sono caselle o poltrone molto delicate, per esempio gli Interni, l’Economia, la Giustizia…
Certamente. A partire proprio dagli Interni, il ministero che deve gestire la sicurezza e l’immigrazione, tra l’altro un altro dei punti della bozza di programma che ha bisogno di ulteriori specificazioni. I decreti sicurezza verranno cambiati o no? E se sì, come? Gli Interni sono un ministero chiave e quindi sarà importante capire chi ne sarà il titolare. Idem l’Economia.
Per questi ministeri chiave si parla di figure tecniche e non politiche. Che ne pensa?
È un punto da accertare, perché fino ad oggi abbiamo ragionato sull’esigenza di fare un governo con un accordo di legislatura politico, di orizzonte ampio. Se nelle caselle chiave entrano dei tecnici, qualche problema in più forse c’è. Solo dai nomi capiremo se questo può essere un governo con una tenuta forte o meno.
Il nuovo governo dovrebbe nascere senza vicepremier. A questo punto un ruolo fondamentale lo giocherà il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. E se fosse anche in questo caso un tecnico?
Con un presidente del Consiglio indicato da una delle due forze al governo, si apre una questione di contrappesi tra la composizione dell’intera squadra di governo e un ruolo chiave come quello del sottosegretario alla Presidenza. Indicare un tecnico potrebbe evitare di scontentare o il M5s o il Pd. E se la scelta dovesse cadere su un uomo di fiducia del presidente del Consiglio, in tal caso si capirà quanto è cresciuto il peso di Conte.
Per Di Maio “il M5s sarà la forza di maggioranza del governo”. Avremo quindi un Esecutivo a trazione Cinquestelle?
I numeri parlamentari indicano che oggi con il suo 32,7% la maggioranza relativa è del M5s. La politica dice anche che il Pd è partito in questa trattativa con una posizione e ha finito con un’altra. Ha parlato di discontinuità, politica e di persone, con un no iniziale allo stesso Conte e su tutti questi punti il Pd è poi tornato indietro. L’iniziativa politica dei grillini in questo momento è molto forte e faranno pesare il loro 32,7%.
Gli ultimi sondaggi danno in crescita il M5s e il Pd in calo. Dal Conte-2 i dem hanno molto da perdere?
È vero che Zingaretti, un anno e mezzo dopo il voto del 4 marzo 2018, quando il partito era uscito con le ossa rotte, ritrova il Pd al governo, e in questo senso l’operazione è più che riuscita, in modo oltre tutto insperato rispetto anche solo a qualche mese fa. Ma ora il Pd rischia molto: o si appiattisce totalmente sul programma del M5s, e quindi fa da supporto alle loro idee, oppure se su alcune questioni, come è probabile che accada, cercherà di imporre la sua visione, dobbiamo aspettarci sicuramente dissapori e convergenze, che oggi non vediamo solo perché la bozza di programma è così generica che tutti non possiamo non dirci d’accordo.
A questo punto, il presidente della Repubblica, che aveva chiesto garanzie forti, le potrà avere da Conte?
Dal punto di vista tattico, sicuramente sì, perché i numeri dicono che una maggioranza in Parlamento c’è.
Anche al Senato?
Qui la maggioranza è più ballerina e ci sarà battaglia, anche perché si dovrà capire se Forza Italia in qualche modo, su alcuni provvedimenti almeno, farà da stampella con un drappello di cosiddetti “responsabili”. Detto questo, anche Mattarella ha fatto una scommessa, dopo aver messo tutti di fronte al bivio: o un governo politico o il voto anticipato. Ora un governo politico sta nascendo, pur tra mille difficoltà.
Una previsione?
Ascolteremo quello che dirà il premier in Parlamento e vedremo poi i numeri a supporto dei punti che sono entrati nella bozza di programma del governo. Ma a mio avviso resta una sfida difficile.
(Marco Biscella)