Vertici militari dell'Idf contro il piano di occupazione a Gaza: il caos sul Governo Netanyahu con il Premier che litiga anche con Trump. Tutti gli scenari
IL PIANO APPROVATO DOPO 10 ORE: GAZA EVACUATA ENTRO IL 7 OTTOBRE 2025. MA ESPLODE LO SCONTRO IDF-NETANYAHU
Dieci ore di riunione sono difficilmente immaginabili eppure il piano di occupazione della Striscia di Gaza ha richiesto uno sforzo del genere per un gabinetto di guerra di Israele forse più diviso che mai: alla fine l’approvazione a maggioranza, con l’assoluta contrarietà dei vertici militari dell’Idf che contestano parte del piano, fa intuire come attorno alla decisione presa dal Premier Netanyahu sia tutt’altro che monolitico l’appoggio dello Stato Ebraico.
Qui riassumiamo i 5 punti centrali del piano per occupare Gaza City ed evacuarne i cittadini – circa 1 milione, cifra stimata dalle forze militari israeliane – entro il 7 ottobre 2025, data del secondo anniversario degli attentati di Hamas contro i civili ebrei: «L’Idf prenderà il controllo della città di Gaza, garantendo assistenza umanitaria alla popolazione civile al di fuori delle zone di combattimento», si legge nel documento approvato dall’ufficio del Premier Netanyahu.

Secondo un funzionario del Governo citato dal Times of Israel e da Channel 12, l’operazione militare su Gaza in realtà riguarderebbe solo la città e non l’intera Striscia: l’obiettivo è dunque di portare i palestinesi che vivono ancora nelle aree centrali della città massacrata da quasi 2 anni di guerra, verso i campi profughi presenti attorno a Gaza City.
A quel punto scatterà l’assedio vero e proprio con quello che rimane dei terroristi di Hamas nei tunnel costruiti negli anni: sebbene era scontata la reazione negativa della sigla islamista, che non crede ad un governo arabo instaurato da Israele dopo l’occupazione della Striscia («chiunque governi Gaza sarà considerata forza occupante» commenta l’ufficio politico di Hamas), è lo scontro interno con i vertici militari dell’Idf che preoccupa il Paese in guerra con mezzo Medio Oriente. Le Forze di Difesa Israeliane (Idf) sono contrarie al piano per svariati motivi, dalla pericolosità per le truppe invischiate da due anni di guerra, e perché l’operazione metterebbe a serio rischio la vita dei pochi ostaggi rimasti ancora vivi in mano ad Hamas.
IL CAOS SUGLI OSTAGGI RIMASTI VIVI E IL POSSIBILE ERRORE “FATALE” DI NETANYAHU
Come già avvenuto negli scorsi giorni, anche durante il gabinetto di guerra è il capo stato maggiore Eyal Zamir ad aver preso parola contestando parte del documento portato in riunione dal Premier Netanyahu: «Non esiste una risposta umanitaria per il milione di persone che sposteremo a Gaza», ha spiegato il capo militare aggiungendo un’ulteriore motivazione per non dover approvare il piano finale, considerato troppo complesso.

In maniera ancora piuttosto provocatoria, Zamir ha poi aggiunto – secondo le fonti dirette dell’ANSA – che occorrerà rimuovere l’obiettivo del ritorno degli ostaggi dai 5 capisaldi approvati dal Governo israeliano nella notte.
50 ostaggi di cui 20 ancora in vita si ritiene che vengano nascosti in quel 25% di porzione a Gaza City ancora non controllata dall’Idf: Netanyahu con il piano di occupazione intende sradicare anche quella parte dalle mani di Hamas, ma secondo i vertici militari questo sarà un errore fatale perché andranno incontro a morte quasi certa, con i familiari che infatti ieri sono ulteriormente scesi in piazza per protestare contro il piano di occupazione.
LA LITE FRA IL PREMIER ISRAELIANO E TRUMP FINISCE TRA LE URLA: COS’È SUCCESSO E COSA PUÒ CAMBIARE PER LA GUERRA
Mentre il mondo si prepara ad una possibile ulteriore escalation di guerra contro Israele all’interno del Medio Oriente – e con l’ONU che intima a Tel Aviv di fermare immediatamente il piano su Gaza City – è da registrare una violenza lite telefonica avvenuta nelle scorse ore tra il Presidente americano Donald Trump e il Premier Netanyahu, con il primo tutt’altro che convinto dalla “bontà” del piano di occupazione. Secondo quanto raccontato ieri dalla NBC News, nell’ultimo colloquio i due leader sarebbero arrivati alle urla, con il tycoon contrario alle modalità di invio di aiuti umanitari della controversa ong Gaza Humanitarian Fund.

Già nei giorni scorsi Netanyahu aveva detto che in questo momento non esiste un problema di fame a Gaza, contraddetto però subito da Trump che invece pubblicamente aveva sottolineato le immagini e i racconti in arrivo dalla Striscia che avevano convinto gli Stati Uniti ad organizzare un massiccio invio e distribuzione di cibo per il popolo palestinese.
Nella telefonata pare che Netanyahu abbia detto a Trump di non rimanere plagiato dalla propaganda di Hamas (di cui tra l’altro qualche prova è emersa anche di recente con l’inchiesta della Bild, ndr), scatenando le ire del Presidente americano che invece di aver visto prove dai collaboratori USA che mostrano i bimbi morire di fame a Gaza. Se questo ora porterà ad uno scollamento dell’alleanza Israele-USA è ovviamente molto poco per pensare ad una frattura, di certo il controverso piano di occupazione non è ad oggi visto di buonissimo grado dalla Casa Bianca in quanto allontana ancora di più una possibile tregua.
