Uno studio franco-svizzero pubblicato da Nature, che ha rivisto il modello delle atmosfere dei pianeti rocciosi quando sono carichi di vapore acqueo, ha riscritto la storia su un doppio binario: quello relativo al passato di Venere e quello relativo al lontano futuro della Terra. È emerso, come riportato da Le Monde, che ciò che era stato scoperto in precedenza dagli scienziati potrebbe non essere la realtà.
I due pianeti si sono formati 4,6 miliardi di anni fa quando intorno al Sole appena nato c’era un disco di gas e polvere. Con un fenomeno noto come “accrescimento”, queste particelle si sono unite, formando piccoli corpi che a loro volta si sono ammassati tra loro, dando vita a quelli più grandi che conosciamo. Sui cosiddetti protopianeti l’atmosfera era infernale, costantemente bombardata da asteroidi e riscaldata dalla radioattività delle loro viscere. Su Venere e sulla Terra, gemelli dal diametro quasi identico, la temperatura risultava essere così alta che erano ricoperti da un oceano globale di magma. L’acqua presente in superficie evaporava in un’atmosfera compatta. Nel 1988, l’americano James Kasting, per comprendere come si fosse arrivati alla situazione attuale, ipotizzò che queste atmosfere calde piene di vapore acqueo fossero convettive. Ciò significa che il trasferimento di calore avviene lì attraverso i movimenti delle masse d’aria.
“Oceani evaporeranno, ma magma non ricoprirà la Terra”, la scoperta
“Un tale modello semplifica la nostra vita perché se ci diamo una temperatura superficiale, possiamo costruire un’atmosfera passo dopo passo con un gradiente. Ad esempio, sulla Terra la temperatura scende di 6,5°C quando si sale di 1 chilometro”, riconosce Franck Selsis, autore dello studio. Esso presuppone però che essendo il vapore acqueo un gas serra, la temperatura superficiale di Venere è rimasta eccessivamente alta e la superficie si è sciolta per centinaia di milioni di anni, mentre sulla Terra, più lontana dal Sole, la temperatura è scesa al di sotto di una certa soglia e l’acqua condensata nell’atmosfera, dando origine a dei diluvi che hanno formato gli oceani sulla crosta indurita. Una situazione che però è soltanto transitoria. Tra un miliardo di anni, essendo il flusso di energia solare gradualmente aumentato del 10% rispetto a oggi, essi infatti evaporeranno.
Il modello di James Kasting ipotizza che a quel punto l’effetto serra galoppante genererebbe temperature tali che un oceano di lava ricoprirebbe ancora una volta la Terra. Il nuovo studio, tuttavia, rivela che ciò potrebbe non avvenire. In realtà, infatti, l’atmosfera di vapore acqueo è così densa che la radiazione solare non può raggiungere la superficie e dare energia ai movimenti convettivi. Inoltre, essa evacua efficacemente la sua energia per radiazione: essa verrà fuori quindi molto prima di raggiungere una temperatura che consenta la fusione delle rocce. Anche su Venere dunque l’oceano di lava visse probabilmente solo pochi milioni di anni. Le tre future missioni spaziali (due della Nasa e una dell’Agenzia spaziale europea) che osserveranno da vicino il pianeta potranno rilevare indizi a conferma di questa nuova ipotesi.