Omicidio Simonetta Cesaroni, un delitto ancora senza colpevole: la ricostruzione del giallo di Via Poma e le nuove piste dopo la riapertura delle indagini
Chi è Simonetta Cesaroni: il delitto di via Poma a “Linea di Confine”
Omicidio Simonetta Cesaroni, un delitto rimasto irrisolto per il quale non è ancora stato trovato un colpevole. Nonostante i lunghi processi e le indagini riaperte varie volte per cercare di far luce sulla vicenda, tra misteri, false piste e ipotesi ed errori giudiziari, il giallo di Via Poma continua ad essere un caso ancora aperto.
Se ne parlerà anche nella nuova puntata del programma su Rai 2 “Linea di Confine“, nel quale il conduttore Antonino Monteleone, affiancato dalla criminologa Anna Vagli e l’avvocato della famiglia di Simonetta Cesaroni, cercherà di ripercorrere la storia ricostruendo tutte le fasi dei vari processi e degli imputati coinvolti. Una serie di personaggi che sono stati accusati negli anni, ma poi rilasciati o scagionati per insufficienza di prove a loro carico.
Il primo sospettato fu Pietrino Vanacore, portiere del palazzo nel quale Simonetta Cesaroni lavorava come segretaria part-time per l’associazione ostelli della gioventù, il secondo Federico Valle, nipote dell’architetto che abitava nello stabile, e infine il fidanzato Raniero Busco, indagato e condannato 20 anni dopo per le tracce di Dna trovato sul reggiseno della vittima.
Il processo stabilì poi che Valle fu accusato da un falso testimone, mentre Busco venne assolto in appello perchè gli indizi non erano sufficienti a provare una sua colpevolezza. Vanacore invece si suicidò nel 2010, lasciando un biglietto nel quale spiegava di aver vissuto 20 anni di sofferenze dovute alle continue indagini a suo carico.
Omicidio Simonetta Cesaroni, la ricostruzione del delitto e le nuove piste su movente e colpevole
La sera del 7 agosto 1990, l’omicidio Simonetta Cesaroni: la ragazza viene trovata morta all’interno dell’ufficio nel quale lavorava due giorni a settimana, la sede del comitato Ostelli della Gioventù del Lazio, situata in Via Poma 2.
Non vedendola rientrare a casa, i genitori si erano recati sul posto per controllare facendosi aprire il portone dal portiere. La scena dell’omicidio di Simonetta Cesaroni appare subito chiara: la ragazza è a terra, nuda con indosso solo il reggiseno e con le gambe divaricate. Sul corpo e sul viso i segni di un’arma da taglio che poi risultò essere un tagliacarte. Inizialmente nessuno tra i presenti nello stabile dichiarò di aver visto o sentito nulla, successivamente poi gli investigatori provarono a ricostruire sia la dinamica che il possibile movente.
La prima ipotesi fu quella di un tentativo di approccio sessuale poi rifiutato da Simonetta Cesaroni e del gesto di vendetta di un maniaco. Questa tesi però non fu mai confermata pienamente e nelle indagini oltre a vari sospettati si intrecciano altri misteri e presunti coinvolti, l’omicidio fu infatti collegato a varie piste tra le quali anche quella dei servizi segreti e di un serial killer conosciuto tramite videotel.
Tutte poi abbandonate per insufficienza di elementi sui quali proseguire con l’inchiesta. Il fascicolo è stato riaperto, per volere della famiglia nel 2022, la sorella Paola che da anni sta cercando di trovare la verità ha recentemente dichiarato in una intervista a Repubblica: “I poteri forti hanno coperto l’assassino di Simonetta Cesaroni fin da subito“.
