Oscar Schmidt è il giocatore di pallacanestro più prolifico al mondo. Ha infatti segnato in carriera quasi 50mila punti, più di mostri sacri della NBA come Kareem Abdul Jabbar, Michael Jordan o LeBron James. Originario del Brasile, di anni 65, oltre ad aver vinto molte sfide sul campo ha superato anche due battaglie contro il tumore al cervello, due delicati interventi chirurgici che l’hanno visto vincitore. In questi giorni Oscar Schmidt è a Caserta per girare una docuserie dal titolo «Scugnizzi per sempre» dedicata al suo passato nella Juvecaserta, e per l’occasione è stato intervistato dal Corriere della Sera. «Come sto? Sto bene – esordisce – battere la malattia è stata la mia più grande vittoria, il mio miglior canestro. Sono andato due volte sotto i ferri per eliminare due tumori al cervello: il primo grosso 8 centimetri, l’altro più piccolo. Da un orecchio all’altro. E gli interventi lunghissimi alla clinica di San Paolo. Il primo durato 8 ore, l’altro 6 ore e mezzo».
Oscar Schmidt ha giocato nella Juvecaserta, squadra che paradossalmente è riuscita a vincere lo scudetto di basket (unico club meridionale a riuscirci), senza lo stesso cestista verdeoro: «Fu il suggello di un progetto che continuò con i giovani campani, con scugnizzi che fecero cose straordinarie come Nando Gentile, Enzino Esposito. Contro di me ci fu un complotto. Dovetti andare via da Caserta dopo 8 stagioni. Tre anni prima morì il presidente Maggiò. Con lui avevo firmato un contratto di 4 anni dopo che il Real Madrid mi propose un triennale. Se ci fosse stato ancora lui sarei rimasto e avrei vinto anche io. Non mi permisero di restare a giocare in A1…».
OSCAR SCHMIDT: “AI MIEI TEMPI NON SI POTEVA GIOCARE IN NBA E NELLA NAZIONALE”
L’ex atleta ha quindi toccato il tema dei farmaci, molto sentito in queste settimane soprattutto nel mondo del calcio: «Nel basket la situazione era simile a quella del calcio. Molti assumevano farmaci misteriosi. Non ho mai preso il Micoren di cui si parla molto. Ricordo che per il raffreddore qualche medico consigliava l’Afrim. Era ritenuto dopante. Alle Olimpiadi non me lo fecero usare. Provai a risolvere il problema col Rinosol».
Tornando alla carriera, Oscar Schmidt, è presente nella Hall of Fame di Springfield senza aver mai giocato in Nba: «Al tempo era proibito figurare contemporaneamente con la Nazionale e nella Nba. Oggi invece in America i grandi giocatori sono tutti stranieri. Nell’84 mi scelse New Jersey ma al sesto round come 131°. Io ero il migliore di tutti i candidati che si presentarono a quel draft». In ogni caso si dice soddisfatto della sua carriera: «Sì, ho giocato fino a 45 anni tornando poi in Brasile. Due gare, due finali con la Juvecaserta, però proprio non le riesco ad incassare: quella per lo scudetto dell’86 vinta dalla Milano di Mike D’Antoni e quella per la Coppa delle Coppe contro il Real Madrid. Su Gentile alla fine dei tempi regolamentari c’era il fallo di Biriukov ma l’arbitro era amico del compianto Drazen Petrovic. A proposito, non ho mai visto nessuno fare 62 punti come lui in una partita. Nessuno, tranne me!».