Qualcosa si è "inceppato" tra USA e Russia per preparare l'accordo di pace in Ucraina: Rubio-Lavrov, la "minaccia" di Trump e la nota dei Volenterosi UE
CONGELATO L’INCONTRO, NON LA TELEFONATA: DALLO SBLOCCO DEL VERTICE RUBIO-LAVROV PASSANO I PROSSIMI STEP PER LA PACE
Dopo la telefonata delle scorse ore qualcosa si è interrotto nell’avanzamento della diplomazia tra USA e Russia in vista dell’incontro di pace in Ungheria ancora da calendarizzare: o meglio, questo è quanto emerso stamane dalla Casa Bianca in merito all’imminente incontro tra il Segretario di Stato Marco Rubio e l’omologo mInistro degli Esteri Sergei Lavrov, propedeutico al vertice di pace tra Trump e Putin in programma entro novembre 2025.
Appena dopo che dagli Stati Uniti era emersa la posizione di un possibile congelamento dell’incontro tra le rispettive diplomazie, da Mosca è giunta la parziale smentita: «impossibile sospendere qualcosa che non è stato concordato», sottolinea il viceministro degli Esteri Sergei Ryabkov. L’impressione è che la visita di Zelensky (con relativa presunta lite con Trump) e la posizione ancora ferma degli europei a sostegno dell’Ucraina e contro la possibilità di cedere integralmente il Donbass, abbiano “inceppato” il dialogo in corso tra Washington e Mosca.

È però sempre il vice di Lavrov a spiegare alla TASS come nelle prossime ore è attesa una seconda telefonata tra Rubio e il Ministro degli Esteri russo per concordare i prossimi step verso l’accordo di pace: nessuna data è stata ancora fissata né per l’incontro tra i due Ministri, né ovviamente per quello più importante a Budapest alla corte di Orban tra i due Presidenti impegnati a trattare sulla fine della guerra in Ucraina.
IL MESSAGGIO DI TRUMP E IL RILANCIO SULLA TREGUA: ECCO COSA SUCCEDE
Dopo che ieri dalla Casa Bianca il Presidente USA Donald Trump aveva rilanciato la possibilità di una pace in Ucraina come frutto di un accordo giocoforza da trovare tra Kiev e la Russia, «altrimenti pagherebbero un prezzo molto alto», tra vite e scenari futuro. La “minaccia” degli USA è per convincere i duellanti a cristallizzare il conflitto sulle posizioni attuali, solo che l’Ucraina sarebbe anche disposta a partire da questo negoziato, Mosca invece ancora oggi con Lavrov l’ha esclusa come opzione.

Se infatti il Cremlino ribadisce di essere contrari ad una tregua immediata per poter poi invece rimuovere le «cause originari del conflitto», Trump prova a fare un passo oltre rilanciando la possibilità di una «tregua molto presto, quanto prima». Resta un fino lavoro di diplomazia da portare avanti, con l’aiuto dell’UE e provando a coinvolgere anche la Turchia nel complessissimo scacchiere dell’area ad est dell’Europa. L’incontro tra Rubio e Lavrov resta in stand-by ma almeno non sembra congelato del tutto, sebbene le fonti USA alla CNN intendessero manifestare proprio questo rischio (probabilmente per provare a stanare una reazione russa, ndr).
LA DICHIARAZIONE DEI VOLENTEROSI UE PRO UCRAINA: “SI PARTA DA LINEA DI CONTATTO DEI TERRITORI”. LA RUSSIA PERÒ NON CI STA…
Nel frattempo importante la decisione questa mattina – in riferimento alla possibilità di cedere l’intero Donbass per convincere Putin alla pace (tra l’altro è lo stesso Trump che ha smentito i retroscena del FT sul vertice con Zelensky di venerdì) – i Volenterosi UE assieme al Presidente ucraino ribadiscono la posizione per sedersi al tavolo delle trattative.
Con una dichiarazione congiunta dei leader di UE, Germania, Italia, Francia, Finlandia, UK, Polonia, Svezia e Norvegia si manifesta il pieno appoggio agli sforzi di Trump per chiudere il conflitto subito, «partendo dalla attuale linea di contatto per iniziare i negoziati». Secondo però la posizione di Von der Leyen, Merz, Meloni, Macron, Stubb, Starmer, Tusk, Frederiksen e Støre vi sarebbe una «tattica dilatoria della Russia» che non sembra volere seriamente la pace. Serve aumentare la pressione sull’economia e la difesa per convincere Putin, senza però cedere territori e posizioni, concludono i Volenterosi.

Contrari ad ogni cessate il fuoco “immediato” e contro la discussione sugli attuali confini raggiunti, la Russia rispedisce al mittente la posizione dei Volenterosi UE e dello stesso Presidente Zelensky: «rimaniamo fedeli alla formula concordata in Alaska», che non prevede una tregua immediata ma che invece vada a negoziare a fondo per concludere la guerra in modo definitivo. Prematuro parlare di Kiev e soprattutto dei leader europeo al summit di Budapest, specie perché ancora non è stato calendarizzato, fanno notare dal Cremlino
Resta insomma la sensazione di un allentamento dei negoziati, dopo l’improvvisa accelerazione avvenuta la scorsa settimana: il no momentaneo di Trump sui missili Tomahawk a Kiev avrebbe convinto la Russia a rimettersi nella posizione di “attesa”, scatenando la comprensibile ira di Zelensky che infatti oggi tuona sui social, «Putin ha sentito una vera pressione e la minaccia dei Tomahawk, e ha subito mostrato la disponibilita’ a tornare alla diplomazia», ma appena cancellata quella pressione, ecco che «tutto si è di nuovo fermato, rinviando il dialogo».
