Terre rare, minerali e negoziati di pace: dopo lo stallo dei dazi, riprendono i tavoli (separati) tra Ucraina, Usa e Russia. Quali scenari per la settimana

DOPO LO “STALLO” PER I DAZI RIPARTE LA DOPPIA “MISSION” PER LA PACE IN UCRAINA: TERRE RARE E NEGOZIATI

Sembrerà anomalo e non particolarmente entusiasmante dal punto di vista etico visto che durante le guerre la gente muore sul serio, ma nella settimana dove il mondo è rimasto “travolto” dagli annunci dell’amministrazione Trump sui dazi commerciali i negoziati di pace e le trattative per porre fine ai conflitti in Ucraina e in Medio Oriente si sono sostanzialmente arenati. Con gli Stati Uniti protagonisti di entrambi i potenziali colloqui negoziali, era del resto inevitabile ma ora occorre tornare ad accelerare per puntare a finire una guerra – anzi, due – tra le più complicate e ricche di molteplici livelli geopolitici degli ultimi decenni.



Dopo però uno stallo prolungato per il caos dazi (e anche per una probabile soluzione politica post-Zelensky per il futuro ucraino), ecco che la doppia missione americana sull’Ucraina riprende fiato: da un lato l’accordo con Kiev sulle terre rare e i minerali, ancora non firmato dopo i vari alti e bassi di marzo 2025, e dall’altro il negoziato di pace vero e proprio con la triangolazione Usa-Russia-Ucraina tutt’altro che semplice da modellare.



La notizia del giorno intanto è data dall’annuncio del Governo Zelensky di una prossima delegazione ucraina pronta a salpare in direzione America per un incontro con i rispettivi diplomatici USA: sul tavolo la nuova bozza di accordo sui minerali, dopo la modifica emersa a seguito dei colloqui con il Cremlino nel vertice in Arabia Saudita.

La conferma arriva dalla vicepremier e Ministro dell’Economia di Kiev, Svyrydenko, la quale sottolinea alla AP come nella delegazione in Usa saranno presenti anche i Ministri di Giustizia ed Esteri: un parterre importante dunque che punta a fissare del tutto l’accordo sui minerali dopo le frizioni dovute ai cambiamenti imposti da Mosca tramite Washington. Negli scorsi giorni era stato il Presidente Trump a lanciare un alert minaccioso spiegando come l’uscita di Zelensky dall’accordo avrebbe potuto generare grossi problemi di sicurezza per il futuro dell’Ucraina.



LA RUSSIA PRONTA A NUOVO ROUND CON GLI STATI UNITI, MA ZELENSKY INCALZA: “ATTENDIAMO REPLICA AMERICANA AL ‘NIET’ DI PUTIN…”

Secondo la stessa Ministra Svyrydenko con i nuovi colloqui in arrivo entro settimana può iniziare una nuova fase di relazioni tra Ucraina e Stati Uniti, cercando di andare oltre alle richieste “sole russe”, e mettendo sul tavolo invece «le linee rosse e i principi fondamentali» per raggiungere un pieno accordo sui minerali, vero prodromo al cessate il fuoco di pace da trovare nei prossimi mesi.

Si smuove qualcosa anche a Mosca nel frattempo, dove uno dei principali collaboratori del Presidente Putin – il rappresentante per il Fondo Russo e gli Investimenti, Kirill Dmitriev – ha sottolineato che presto torneranno a vedersi i team diplomatici (i cosiddetti “sherpa”) di America e Russia per concludere un accordo di pace. «Già la prossima settimana» sono previsti contatti e forse anche incontri, sebbene il vertice Trump-Putin resti all’orizzonte come ipotesi e non ancora come effettiva programmazione.

Non aiutano alla pace ovviamente i continui attacchi russi nel Donbass e nel Kursk, con nuove vittime e danneggiamenti che non vanno nella direzione di una vera distensione: «vogliono continua a seminare terrore», attacca in serata oggi il Presidente Zelensky commentando gli ultimi attacchi da Mosca. Se da un lato qualcosa si smuove finalmente per un negoziato, dall’altra sono gli ucraini in primis a richiedere un’apertura maggiore del Cremlino, finora non pervenuta.

«Manca una risposta americana finora», lamenta il leader ucraino, dopo il “niet” russo al cessate il fuoco completo e incondizionato accettato invece da Kiev. «Stiamo aspettando che gli Stati Uniti rispondano…», incalza nervosamente Zelensky che nel frattempo ai partner europei e occidentali chiede maggiori impegni sulla difesa aerea, «tutti gli accordi ancora non sono stati implementati».