Padalino: “Anarchici, mondo fuori dagli schemi”
“Una rete internazionale molto coesa”: così Andrea Padalino, ex gip a Milano e oggi giudice civile a Vercelli, ha descritto gli anarchici che in questi giorni stanno agitando il mondo della politica dopo l’esplosione del caso Cospito, in sciopero della fame contro il 41bis da più di 100 giorni. L’ex gip nel 1998 arrivò a Torino come sostituto procuratore, occupandosi nel corso della sua carriera di tanti casi anarchici, come quello dei No Tav in Valsusa. “Fino ad ora gli anarchici hanno puntato più alle cose che alle persone, ma hanno anche compiuto attentati a singoli, come Adinolfi. Ma è chiaramente una questione di strategia. Il livello può alzarsi in un attimo”, spiega al Messaggero.
Difficile capire quali possano essere le conseguenze: “È un mondo veramente particolare da interpretare fuori dagli schemi. La vera strategia è quella di approfittare di ogni situazione in cui trovare uno spazio, un seguito. E in questo sono molto abili”. Gli anarchici, spiega Padalino, “Non si espongono mai direttamente basta osservare la viltà dei plichi esplosivi. Gettano il sasso e ritirano la mano. In una intercettazione che mi riguardava si chiedevano se eliminare un magistrato sarebbe stato condiviso dall’opinione pubblica”.
“Cospito provocò una netta spaccatura”
Andrea Padalino, al Messaggero, spiega il ruolo di Cospito nel mondo anarchico: “Scelse per primo la gambizzazione come strumento di lotta politica provocando una netta spaccatura in quel mondo che ora sulla sua figura si è ricompattato”. Oggi, la rete di anarchici sembra essersi spostata più a livello internazionale: “Indubbiamente esiste una rete molto coesa che va dalla Grecia al Cile alla Spagna. Quando in qualche parte del modo qualcuno brucia un bancomat subito l’azione viene ripresa e veicolata nei siti d’area. Hanno una capacità di rigenerarsi e di sfruttare ogni minimo segnale di scontro o dissenso. Da lì a governarlo potrebbe essere più facile di quanto si pensa”.
Nella sua carriera, Padalino si è occupato del movimento No Tav, che “A differenza della galassia anarchica ha sempre cercato il consenso popolare attraverso le proprie azioni. Ma da quando si verificò l’attacco al cantiere nel 2016, per il quale ipotizzammo un’attività terroristica mai riconosciuta in diversi gradi di giudizio, le guide di quelle azioni facevano parte proprio della galassia dalla quale avevano attinto molti attivisti”. Nella lotta alla Tav, gli anarchici “Hanno introdotto nel movimento operazioni paramilitari. Diffuso il concetto di comunicazioni blindate. E avviato il controllo del territorio anche vivendo in loco”.