Gli USA negano i visti per l'ONU all'ANP. Sui palestinesi Israele ha "diritto di veto" alle Nazioni Unite, ma rischia l'isolamento e un'ondata di terrorismo
Gli USA dicono no alla partecipazione dell’ANP ai lavori dell’ONU di fine settembre. Una porta chiusa in faccia ai palestinesi che alla Nazioni Unite sono ammessi come osservatori. Gli americani non potrebbero vietare l’accesso, secondo le regole del Palazzo di vetro, ma vogliono escludere l’Autorità Nazionale Palestinese.
D’altra parte, spiega Enzo Cannizzaro, ordinario di diritto internazionale e dell’Unione Europea nell’Università La Sapienza di Roma, sono proprio loro a impedire alla Palestina di essere rappresentata ufficialmente, a meno che Israele non sia d’accordo, conferendo nei fatti a Tel Aviv un diritto di veto sulla presenza dei palestinesi.
Il rifiuto israeliano di qualsiasi dialogo sta isolando il Paese, confinandolo a Stato-paria a livello internazionale. Tanto più che ora si parla di annettere la Cisgiordania, mentre secondo la Corte internazionale di giustizia (ICJ) si dovrebbe far cessare l’occupazione militare. Per questo la prospettiva dei due Stati, che Francia e Arabia Saudita riproporranno con un evento a New York, rimane molto lontana.
Gli americani non vogliono far partecipare Abu Mazen e 80 funzionari palestinesi all’assemblea ONU di fine mese. Al di là del giudizio politico, gli Stati Uniti possono prendere una decisione del genere?
Gli Stati Uniti hanno un trattato di sede con le Nazioni Unite. Il trattato regola le questioni relative alla sede del Palazzo di vetro. La sezione 11 di tale accordo indica che la Federazione degli Stati Uniti nonché gli Stati federati hanno l’obbligo di non impedire il transito sul territorio degli Stati Uniti di rappresentanti degli Stati ovvero di qualsiasi persona invitata dalle Nazioni Unite.
La Palestina non è un membro delle Nazioni Unite, ma uno Stato osservatore. Lo status di osservatore è sufficiente a far scattare l’obbligo degli Stati Uniti a non impedire alla Palestina di partecipare alla sessione dell’Assemblea generale.
Ci sono precedenti di una decisione come quella degli USA?
Sì, c’è un precedente analogo. Nel 1988, l’Amministrazione Reagan negò il transito verso le sedi delle Nazioni Unite a New York, invocando una legislazione interna antiterrorismo. Le Nazioni Unite aprirono una controversia e l’Assemblea tenne quella sessione a Ginevra.
Tra il 22 e il 23 settembre a New York si terrà il “Summit per il futuro” voluto dal segretario delle Nazioni unite António Guterres per approvare un Piano per il futuro, in cui si parlerà anche di pace. Che valore avrebbe un simile documento qualora venisse approvato e comprendesse indicazioni anche per la situazione della Palestina?
Si tratta di un consesso diplomatico che focalizza l’attenzione della situazione palestinese. Il Summit per la Pace chiaramente includerà la situazione palestinese. La guerra atroce di Gaza ha incrementato il numero degli Stati che riconoscono la Palestina come Stato. Ma Israele non sembra voler ascoltare la comunità internazionale. Come si indica apertamente, l’indifferenza di Israele al diritto internazionale fa di questo Stato uno Stato paria, isolato dal mondo ma che si avvale dell’incondizionato appoggio degli Stati Uniti.
Questa situazione che scenario apre?
È una prospettiva che danneggerà inevitabilmente i rapporti fra Israele e il resto del mondo, ma potrebbe anche incrementare il terrorismo.
Se non si dà una prospettiva a un intero popolo, che vive una politica di occupazione ferrea, nella quale si fanno raids che uccidono civili e bambini, si radono al suolo le strutture civili, si bloccano gli aiuti umanitari e si manda a morire di fame centinaia di persone, si prospetta, non solo sui giornali, ma nel Governo israeliano, il trasferimento, più o meno forzato, della popolazione di Gaza verso un ignoto destino, tutto ciò produrrà altri lutti.
Che ruolo e che margine di azione ha attualmente la Palestina all’ONU? Come è rappresentata e quali iniziative può prendere?
Come ho detto, la Palestina è stata ammessa alle Nazioni Unite come Stato osservatore. Una risoluzione dell’Assemblea generale del 2024 ha conferito alla Palestina quasi tutte le prerogative di Stato membro, tranne il diritto di voto. Questa iniziativa è stata presa allorché il Consiglio di sicurezza si è opposto, con il veto degli Stati Uniti, ad ammettere la Palestina come uno Stato membro. Gli Stati Uniti hanno indicato che l’ammissione della Palestina deve essere condizionata a un negoziato con Israele. Ma così si dà ad Israele un potere di veto per l’ammissione.
Il segretario di stato USA Marco Rubio dice che l’ANP ha minato le prospettive di pace.
Mi sembra una motivazione pretestuosa. L’Autorità palestinese da decenni ha rinunciato al terrorismo. Ma a tale rinuncia non ha fatto seguito alcun passo avanti. Inoltre, l’esercito a Gaza e il terrorismo dei coloni nei territori occupati, stanno preparando il terreno per una annessione dei territori.
L’Assemblea dell’ONU di fine mese dovrebbe essere preceduta da una conferenza voluta da Francia e Arabia Saudita per rilanciare la prospettiva dei due Stati. Per quanto difficile da realizzare, come potrebbe essere realizzata questa proposta?
Ritengo che questa conferenza sarà un utile confronto fra coloro che già sostengono tale tesi, ma, come ho detto, con l’Amministrazione degli Stati Uniti che appoggia incondizionatamente Israele e con un Governo israeliano fatto da estremisti, non sembra che ci siano prospettive a breve termine. Io credo che il popolo israeliano debba sostituire il proprio Governo, che lo porterà, nel lungo termine, alla rovina. L’attuale Governo è presieduto da un ricercato della Corte Penale Internazionale. Cosa si può sperare da esso?
Israele discute dell’annessione della Cisgiordania come ritorsione nei confronti dei Paesi che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina. Qual è lo status della West Bank secondo il diritto internazionale e che conseguenze potrebbe avere una eventuale annessione parziale e totale decisa dal governo israeliano?
La status della Palestina è uno status di occupazione militare. La Corte internazionale di giustizia nel 2024 ha, a larghissima maggioranza, qualificato tale status e ha indicato che l’occupazione deve cessare. Inoltre, la Corte ha indicato che sia gli Stati che gli organi delle Nazioni Unite hanno il dovere di far cessare l’occupazione con mezzi leciti. La questione palestinese da decenni sta minando la stabilità di una intera area, il Medio Oriente. Ciò è inaccettabile, giuridicamente, eticamente ed è anche pericoloso per gli equilibri geopolitici mondiali.
(Paolo Rossetti)
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