Delitto di Via Poma, Paola Cesaroni a Storie di Sera: "Interrogata come se avessi ucciso io mia sorella Simonetta". Cosa ha detto nelle ultime settimane
DELITTO DI VIA POMA, SFOGO DI PAOLA CESARONI
Paola Cesaroni torna a parlare del delitto di Via Poma, lasciandosi andare a un durissimo sfogo ai microfoni di Storie di Sera, il programma condotto in seconda serata da Eleonora Daniele su Rai 1. La sorella di Simonetta Cesaroni, stando alle anticipazioni fornite dalla trasmissione, si è detta certa che siano ancora vive persone che sanno qualcosa dell’omicidio, nella speranza evidentemente che si decidano a parlare per aiutarla a scoprire la verità sul cold case.
Ma c’è anche frustrazione nelle parole della donna: “Ho subito interrogatori come se avessi ucciso mia sorella“. Sono passati oltre trent’anni, eppure nella mente di Paola Cesaroni è ancora stampata l’immagine del cadavere della sorella sul pavimento dell’ufficio dove lavorava. Un’immagine che si associa sempre alle domande su quali siano stati gli ultimi pensieri della sorella. Impossibile superare il trauma, non solo perché il caso è ancora irrisolto.
Il tempo aiuta a elaborare i dolori, ma è difficile per la sorella di Simonetta Cesaroni “convivere con la consapevolezza che qualcuno abbia deliberatamente tolto la vita a chi abbiamo amato“. Quando poi l’assassino resta ignoto, “il dolore diventa incancellabile“. Paola Cesaroni ne ha parlato nelle scorse settimane a Vanity Fair, puntando il dito contro chi ha condotto le indagini: “Chi avrebbe dovuto cercarlo ed assicurarlo alla giustizia ha fallito“.
LE DELUSIONI E LA SPERANZA SULLE NUOVE INDAGINI
Eppure, Paola Cesaroni non si arrende, anche perché l’unico conforto può arrivare dalla giustizia, che però ha dato parecchie delusioni alla sua famiglia. Infatti, ha ammesso che col passare del tempo è cresciuta la “sfiducia nelle istituzioni“, ma non hanno mai mollato. Ad esempio, suo padre si sarebbe aspettato più collaborazione, che non ci sarebbe stata. Inoltre, aveva maturato la convinzione che molti testimoni avevano mentito.
L’inchiesta è ripartita nel dicembre scorso, grazie all’intervento di un giudice, quindi è previsto l’interrogatorio di ben 69 persone, non solo ex dipendenti e persone che ruotavano attorno al condominio del delitto di via Poma, ma anche soggetti mai coinvolti nelle indagini. Inoltre, verrano riesaminati i reperti rimasti, per confrontarli con dna ignoti riscontrati dalle perizie sul sangue e i vestiti di Simonetta Cesaroni.
Potrebbe essere la volta buona per scoprire la verità, soddisfatta delle richieste fatte dal gip, perché tanti aspetti sono stati trascurati, ma “le famiglie delle vittime non possono essere lasciate appese per così tanto tempo“. Alla luce di tutto ciò, Paola Cesaroni ha definito la sorella Simonetta il “simbolo della giustizia negata“, ma a Vanity Fair ha rimarcato l’importanza di ripartire e approfondire gli aspetti tralasciati nelle indagini precedenti, perché “bisogna dare giustizia” a sua sorella.