I complotti e le follie social su Papa Francesco, dai possibili sosia a una morte già avvenuta: il delirio del web che specula sulla morte tra clic e like
Corona non si arrende e insiste sulle sue “teorie” riguardo la morte di Papa Francesco
“Il Papa è morto da mesi, non ce lo dicono per il Giubileo” è bastata questa frase di Fabrizio Corona, diventato guru dell’hype tossico, per dare nuova linfa alla palude digitale dove ogni lutto si trasforma in ossessione paranoica.
E oggi, 21 aprile 2025, con la notizia ufficiale della scomparsa di Papa Francesco, Corona rincara la dose: “La morte è arrivata puntuale, rituale. Coincidenza?” Nei commenti ai suoi post, c’è chi sostiene che in realtà Bergoglio fosse già stato sostituito da un sosia – qualcuno cita persino l’attore Jonathan Pryce, interprete ne I due Papi – e chi parla di conclavi segreti avvenuti a porte chiuse. In circolazione ci sono immagini falsate, come quella che ritrae il pontefice con sei dita, generata da un’intelligenza artificiale e condivisa migliaia di volte come “prova” del grande inganno.
Dai video su TikTok ai thread su X, la rete si è trasformata in una giungla senza freni logici: già durante il ricovero al Gemelli, circolava l’immagine di un cadavere trasportato in segreto all’interno del Vaticano. Poi – nonostante i bollettini medici incoraggianti e un messaggio audio diffuso pochi giorni prima della morte – il sospetto ha continuato a essere l’unico carburante delle discussioni.
Alcuni utenti ironizzano sul fatto che “solo i vaccinati ci credono”, fondendo in un solo post l’antivaccinismo, il negazionismo e la totale indifferenza per il dolore umano e perfino il giorno scelto per l’annuncio – il lunedì dell’Angelo, simbolo cristiano di resurrezione – diventa materia per teorie cospirazioniste, mentre il rispetto il lutto sembra affogare nei like, sepolto tra emoticon e meme fuori controllo.
Complotti tra views e like: come il web monetizza il dolore
Dietro ogni bufala non c’è solo ignoranza, ma un sistema che si nutre di visualizzazioni, condivisioni, indignazione e clic, tanto che le teorie più assurde – dal sosia argentino al conclave tenuto “in segreto” – sono progettate per generare traffico.
Chi le diffonde lo sa bene, da pagine pseudo-giornalistiche a influencer di nicchia: “dead Pope sells” e più grottesco è il complotto, più redditizio sarà. Il Vaticano, da parte sua, contribuisce involontariamente al fango con il suo stile comunicativo austero e reticente: Bergoglio ha scelto di vivere la malattia con sobrietà e lontano dalle telecamere, una scelta rispettabile, che però i complottisti leggono come ennesima prova “Se non si fa vedere, è perché è morto” hanno scritto in coro, ignorando le richieste esplicite del Papa per un approccio discreto e umano.
Già durante un ricovero per colite, si parlava di intubazione e fine imminente e in seguito – nonostante note ufficiali e limitate ma concrete apparizioni – il web ha preferito affidarsi a screenshot anonimi, messaggi vocali contraffatti e fotomontaggi dozzinali.
“Il Giubileo è una copertura” si legge in alcuni gruppi, come se fosse possibile nascondere la morte di un Pontefice in un mondo sorvegliato da droni, social e giornalisti, ma nella post-verità tutto è possibile, anche far passare un lutto planetario per complotti orchestrati da massoni, Big Pharma o entità astratte come il “Nuovo Ordine Mondiale”.
Forse aveva ragione lo stesso Papa Francesco quando scriveva che la morte, oggi, è una realtà che cerchiamo di rimuovere, ma sul web – purtroppo – è soprattutto un’occasione per vendere illusioni e cliccare sull’ennesimo abisso.
