Papa Francesco dopo il ricovero, parla il cardinale Parolin: "Vedeva i dossier anche nei giorni più difficili". Ma non esclude delega per le canonizzazioni
“PAPA FRANCESCO CONTINUA A GOVERNARE LA CHIESA”
Papa Francesco non si è mai fermato, anche quando ha affrontato i momenti più difficili durante il suo ricovero al Policlinico Gemelli. A svelare il retroscena è stato il segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, che in un’intervista al Corriere ha confermato che la Chiesa non è mai rimasta senza la sua guida, pur dovendo “rallentare la sua attività quotidiana” a causa delle sue condizioni di salute. Ora però per Bergoglio è importante recuperare, con il sostegno incondizionato dei fedeli che non hanno mai smesso di pregare per lui.
A livello pratico, non cambia sostanzialmente nulla nell’attività del pontefice, che continuerà a prendere le decisioni necessarie. “Il governo della Chiesa è nelle sue mani“, ha assicurato il cardinale Parolin, confermando che le questioni meno importanti e più di routine possono invece essere gestite dai collaboratori del Santo Padre, anche senza necessità di consultarlo, visto che hanno ricevuto indicazioni in precedenza e che ci sono delle normative cui fare riferimento.
In altre parole, Papa Francesco prende le decisioni più importanti, le altre vengono prese dai vari dicasteri che lavorano a nome suo e seguono le linee guida che lo stesso pontefice ha tracciato.
LE FIRME CON LA “F” DURANTE IL RICOVERO
Non è una gestione inedita, visto è ciò che avviene di norma, perché non tutto passa da Papa Francesco, visto che dispone di collaboratori che hanno la facoltà di prendere decisioni su determinati aspetti. Il segretario di Stato vaticano al Corriere ha precisato comunque che non ci si può aspettare che ora faccia ciò che faceva prima, nonostante il grande impegno che mette Bergoglio nella sua attività.
Lo ha dimostrato anche durante il suo ricovero. “Anche nei giorni più difficili che ora grazie a Dio sono superati, vedeva i dossier“, ha rivelato il cardinale Parolin. Quindi, venivano mandati i documenti al papa che provvedeva a visionarli e prendeva le relative decisioni. A tal proposito, ora è arrivato a firmare per intero, ma in quelle fasi siglava con una “f”. Parolin ha riconosciuto che non si tratta della situazione ideale, d’altra parte non vi sono elementi per nutrire dubbi sulle capacità di Papa Francesco di guidare la Chiesa.
DELEGA PER LE CANONIZZAZIONI?
Il segretario di Stato vaticano ha escluso un passaggio di poteri, anche perché alcuni sono già affidati ai dicasteri, ma non eventuali deleghe, mentre per il trasferimento degli altri è previsto solo in casi particolari. A tal proposito, ha citato come esempio le canonizzazioni, per le quali si può procedere con la delega a un collaboratore, come il cardinale Marcello Semeraro, che è il prefetto delle Cause dei santi.
Ma deve essere Bergoglio ad autorizzarlo. Sul punto, neppure Parolin si sbilancia, anche perché decisive saranno le condizioni in quei giorni del Santo Padre. Infine, ha escluso che il consiglio dei cardinali, C9, istituito dal Santo Padre per aiutarlo abbia un ruolo in questa fase, visto che è nato solo per consigliarlo su questioni che è lo stesso pontefice a suggerire per approfondirle.