Su Disney+ è disponibile la serie "Paradise", ambientata in un mondo artefatto che appare perfetto e privo di rischi

Paradise (2025) è una serie tv in otto puntate (la quinta andrà in onda martedì 11 febbraio) disponibile su Disney+.

Siamo in una cittadina americana, tutta villette a due piani, giardinetti e viali, è Paradise, tutto bello e funzionale, senza violenza, ma… C’è del marcio in Danimarca!

Un cartello digitale avvisa i cittadini: L’alba sorgerà con due ore di ritardo per manutenzione. È una città artificiale costruita dentro le montagne del Colorado, ma sembra reale con sole, cielo, notti, verde, acqua. Poi si vede che le paperelle sono finte, che i ronzii degli insetti sono audio trasmessi, che molto cibo è sintetico. Il mondo è stato spazzato via da un’evento naturale (tsunami, terremoto, ecc.), ma preventivamente la miliardaria Samantha Redmond (Julianne Nicholson), insieme ad altri ricconi e con l’avvallo del Presidente degli Stati Uniti Cal Bradford (James Marseden), aveva fatto costruire la cittadina selezionando con oculatezza solo 25.000 abitanti.



Il Presidente degli Stati Uniti (di fatto, Paradise) vive nella sua villa, è agli sgoccioli del suo secondo mandato, non fa nulla, s’imbriaca, filosofeggia. Xavier Collins (Sterling K. Brown) è il capo degli agenti dei servizi segreti che curano la sua sicurezza ed è lui a trovarlo morto, ucciso con la testa spaccata. Aspetta a dare l’allarme, vuol vedere se ci sono indizi nella villa.



Paradise dovrebbe essere oltre che di nome anche di fatto, perciò alla popolazione viene dato da bere che il Presidente è morto in maniera naturale. Samantha, l’ispiratrice della città nella caverna, conduce le danze, vuole a tutti i costi trovare il colpevole, soprattutto perché è stato portato via un tablet con tutti i segreti dello Stato.

Emergono a flashback, in Paradise, le storie di ognuno dei personaggi chiave.

Samantha, soprannominata Sinatra, vendendo la sua start-up era divenuta iper-miliardaria, si era sposata, due figli, ma il maschietto era morto di una malattia rara. Il dolore l’ha resa pian piano cinica e determinata. Aveva incontrato l’allora Senatore Cal Bradford a un convegno dove uno stralunato docente asseriva che entro dieci anni gli Stati Uniti sarebbero stati spazzati via. Da qui l’idea della città nella montagna.



L’agente Xavier aveva salvato da un killer il Presidente ed era diventato capo dei servizi di sicurezza, erano diventati anche amici finché non accadde il cataclisma e, nonostante la promessa del Presidente, la moglie era rimasta fuori dalla montagna. Xavier era rimasto con i due figlioletti piccoli. Disturbato nel sonno dorme da allora poche ore per notte e al Presidente dice: Ti perdonerò per quel che hai fatto quando sarai morto e allora ricomincerò a dormire. Diventa perciò un sospettato.

L’agente Billy Page (Jon Beavers), vice di Xavier, ha un passato da assassino e galeotto alle spalle sconosciuto a (quasi) tutti, ma considera il suo capo un fratello e i ragazzi lo chiamano zio.

L’indagine sull’omicidio viene affidata a Nicole Robinson (Krys Marshall), amante del defunto che di fatto era separato dalla moglie, ma sempre per un bel quieto vivere in Paradise la notizia non era di dominio pubblico.

Poi appare la misteriosa psicologa Gabriela Torabi (Sarah Shahi), che è la persona che selezionò i 25.000 cittadini di cui sopra. Tacchina Xavier mettendogli una pulce nell’orecchio. Lui era rancoroso nei confronti del Presidente, ma vuole ricercare la verità. Inizia ad avere dubbi su Zio Billy, lui con la sua bella, l’agente Jane (Nicole Brydon Driscoll) erano di turno la notte dell’omicidio. Entrambi spensero le telecamere per giocare a un videogioco. Credibili? Al momento sì.

Poi con un flashback si vede il Presidente mandare fuori dalla montagna in avanscoperta quattro scienziati per scoprire cosa ne era stato del resto del mondo e se si poteva viverci. Non fecero mai ritorno. Perché? Spoilero solo questo, furono uccisi da un sicario. Chi era costui? Ma da chi era stato mandato? Perché?

Guardatevi la serie Paradise, ne vale la pena.

Lo scenario della storia è un realtà in cui il mondo salta per aria, ma, in maniera preventiva con il dio denaro, in pochi e scelti si va a vivere non su Marte (come vorrebbe Musk), ma in un mondo artificiale ricreato come la Terra, senza però violenza, tutto apparenza e preordinato, una finta libertà, con qualcuno che che detiene il potere. Mi ritorna alla mente il libro Padrone del Mondo di Robert Hugh Benson.

Se andate sul sito di safe-us.com, leggerete di case bunker di lusso sotterranee su più piani che verranno costruite in quindici città statunitensi. Tante volte la realtà supera la fiction (anche in Paradise). Dimenticavo, se le potranno permettere i miliardari.

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