Quali novità arriveranno in materia di partite Iva? Un quesito che si sta facendo strada in vista della prossima manovra in Consiglio dei Ministri, in merito alla quale sembrano filtrare alcune convinzioni ben consolidate e che non dovrebbero subire variazioni, salvo eventuali e al momento non pronosticabili colpi di scena. Stando a quanto riporta quest’oggi il “Corriere della Sera”, il governo Draghi non ha in programma di cancellare l’agevolazione per le partite Iva in regime forfettario.
Una buonissima notizia, questa, per tutti coloro che hanno deciso di aprire una nuova posizione, scegliendo il regime forfettario nel 2021 (si tratta di 153mila dei quasi 2 milioni di contribuenti nel forfait). Non mancheranno, però, come anticipato da “Il Sole 24 Ore”, alcuni correttivi alla norma attualmente in essere, con una possibile revisione dei coefficienti di redditività e il mantenimento del tetto limite di 65mila euro di ricavi o compensi. Peraltro, a quanto sembra, anche l’estensione a tutti i forfettari dell’obbligo della fatturazione elettronica a partire dall’inizio del 2022 pare ormai essere un’eventualità praticamente scongiurata.
PARTITE IVA: “E-FATTURA NON COMPATIBILE CON LA DISCIPLINA DELL’UNIONE EUROPEA”
Sul tema partite Iva, aggiunge ancora il “Corriere della Sera”, l’orizzonte di manovra del prossimo CdM è la relazione che è già stata votata dalle commissioni lo scorso 30 giugno, come indica la nota di aggiornamento al Def, da cui si può anticipare la linea di massima da cui i ministri non dovrebbero allontanarsi più di tanto. Quale? “Un ritocco dei coefficienti di redditività (la percentuale dei ricavi che determina il reddito da tassare) per il regime forfettario, la conferma del tetto fino a 65mila euro di ricavi e compensi, con aliquote per le nuove attività al 15% e al 5%, e un possibile nuovo regime biennale di favore per chi supera i 65 mila euro ed entra così nella tassazione ordinaria (attualmente si passa dall’anno successivo all’Irpef)”.
Sul tema della fatturazione elettronica, si legge infine nel servizio, la relazione sull’economia non osservata, allegata alla Nadef, ne sottolinea l’efficacia nella lotta all’evasione, evidenziando tuttavia che al di sotto di una determinata soglia di ricavi e compensi, “l’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica non è compatibile con la disciplina dell’Ue”.