Pasquale Guadagno è stato orfano di femminicidio: il padre ha ucciso la madre quando era appena un ragazzino 15enne. “Quando mi fanno questa domanda su cosa mi ricordo mi vengono sempre in mente ricordi diversi. Ieri sera mi è venuto in mente un abbraccio con mia sorella, uno dei pochi che ci siamo dati in questi anni. Eravamo fuori dalla caserma dei carabinieri, ancora non sapevamo nulla, ma dentro di noi c’era questo presentimento”. E ancora: “La problematica principale è che molto volte non si pensa che quando avviene un femminicidio si perdono entrambi i genitori in un solo momento, tutte le tue radici si perdono, un dolore indescrivibile”.
Pasquale Guadagno ha voluto dedicare un libro alla madre del titolo Ovunque tu sia, attraverso cui racconta il suo dramma vissuto dal 25 aprile del 2010 ad oggi: “Nasce dal desiderio che la morte di mia madre non sia invano, e far si che quello che succede a lei non accada a nessun’altra donna, è un percorso introspettivo per arrivare alla luce completa dopo un viaggio all’interno del dolore, il cercare di trasformare il punto debole più grande e per arrivare a tutti quei ragazzi e quelle donne che pensano di non avere la forza all’interno di se”. Ma come ha trovato la forza di reagire Pasquale Guadagno? “Io per anni ho fatto sempre finta di niente, ho sempre immagazzinato il dolore fino ad arrivare ad un crollo totale, sono caduto in una depressione terribile e dovevo rialzarmi o sarei morto. Io ho scelto di rialzarmi, ho pensato alla voglia di vivere perchè io amo la vita, e poi penso che mia madre vorrebbe questo di me, non avrebbe senso farmi sovrastare da odio e rancore. La mia vita è segnata ma il mio futuro può essere estremamente grande ed è così che voglio vivere la mia vita”.
PASQUALE GUADAGNO: “MI AFFIDARONO ALLA FAMIGLIA PATERNA…”
Quando la madre è stata uccisa, Pasquale Guadagno aveva 15 anni e venne affidato a nonna paterna: “Non è sbagliato affidare alla famiglia paterna, può donarti comunque amore, ma servono figure istituzionali che si occupino di verificare che questo accada e nel mio caso non è accaduto, io e mia sorella siamo stati abbandonati al nostro destino. Io ho avuto la fortuna di rialzarmi ma tanti ragazzi si perdono per strada. Sono cresciuto nella giustificazione di mio padre, io ho sempre respirato aria di violenza, con l’omicidio non siamo caduti dal pero, ce lo aspettavamo anche se dentro di se avevi sempre la speranza, e questa è anche la problematica di molte donne”.
Pasquale Guadagno ha proseguito: “Mia madre aveva denunciato ed era stata portata in una casa rifugio ma senza figli, quindi lei è tornata a casa, siamo scappati per un mese di un uomo che lei aveva conosciuto per rifarsi una vita, ma poi è stata minacciata da mio padre, le ha detto che se non fosse tornata a casa avrebbe ucciso sua figlia”. Sulla condanna al padre: “Prima l’ergastolo, poi una pena di 20 anni con sconto, ma ora fra buona condotta e permessi premio a gennaio uscirà dopo 13 anni. La cosa peggiore è che sono continuati gli abusi verso di me e mia sorella, ci ha minacciato più volte in questi anni. Di recente è uscito per un permesso premio ed ha cercato di mettermi le mani addosso, ho denunciato ma non hanno avuto valenza”. Pasquale chiosa: “Fatti come il mio vanno ascoltati sempre perchè solo così si fa prevenzione”.