Paolo De Castro, vicepresidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, è intervenuto ai microfoni del quotidiano “Il Resto del Carlino”, descrivendo la situazione legata all’emergenza di materie prime a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina. Un quadro al cui interno emergono prepotentemente le insufficienze strutturali presenti nel sistema degli approvvigionamenti nell’Unione Europea: “Oggi per alcuni prodotti l’Europa dipende al 90% dall’estero – ha esordito l’ex ministro –. Per la soia siamo totalmente legati alle importazioni. Per ragioni di sicurezza, la Ue non deve avere quote di approvvigionamento inferiori al 60-80% per cento”.
De Castro evidenzia come anche il problema dei fertilizzanti sia drammatico, in quanto “siamo in un quadro di quasi monopolio russo di nitrati e potassio: adesso tutto è bloccato sia per volontà di Mosca sia per la drammatica situazione logistica del porto di Odessa, nodo centrale di smistamento. Purtroppo trovare fonti alternative è complicato. E una agricoltura competitiva senza fertilizzanti è impossibile”. L’Europa ha una dipendenza importante di mais per la zootecnia, di grano, ma soprattutto di olio di semi di girasole, prodotto fondamentale per l’industria alimentare, che negli anni ha sostituito l’olio di palma: “L’Europa è dipendente dall’Ucraina per il 75%, l’Italia al 50-52%”.
DE CASTRO: “BISOGNA DIVERSIFICARE LE FONTI DI APPROVVIGIONAMENTO ANCHE IN AGRICOLTURA”
Nel prosieguo dell’intervista a cura de “Il Resto del Carlino”, Paolo De Castro ha rimarcato la necessità di diversificare le fonti di approvvigionamento anche nel settore agricolo. C’è, per esempio, “l’America Latina, ci sono gli USA cui rivolgersi. Poi, per quanto riguarda gli oli di girasole, bisognerà fare una scelta importante per trovare una sostituzione rapida, decidere se tornare all’olio di palma, purché sia certificato che la sua fabbricazione non porti alla deforestazione”.
Inoltre, secondo De Castro è possibile incrementare la produzione europea rimuovendo i limiti attualmente in vigore con la sospensione temporanea della superficie a riposo, la cosiddetta Efa (Ecological focus areas). Insieme a questo, “vanno anche sospesi i vincoli sul non aumento delle superfici irrigue: serve acqua per coltivare. Così, potremmo seminare ad aprile il mais estivo e avere i primi raccolti a settembre”. Lo scenario sembra essere preoccupante: in Italia arriveranno a mancare pasta, pane, pizza: “Dipende dalla durata della crisi ucraina. Se dovesse andare avanti per mesi, sì”.