Il rapporto COVID ha dimostrato che nonostante la crescita delle pensioni integrative, le adesioni dei giovani e dei lavoratori del Sud sono "poche".
Una nuova indagine della COVIP ha dimostrato una crescita nelle forme pensionistiche complementari, anche se le adesioni – soprattutto dei giovani – non sembrano raggiungere un numero sufficiente per poter definirsi “buono”.
Il rapporto è stato descritto e presentato dal presidente della Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione, Mario Pepe, sottolineando che le attuali 10 milioni di adesioni non sarebbero un numero sufficiente per poter integrare le future prestazioni pensionistiche.
I numeri sulle forme pensionistiche complementari “deludono”
Nonostante le forme pensionistiche complementari, rispetto al 2024, abbiano evidenziato una crescita del 4% (con 10 milioni di iscritti), le adesioni dei giovani arrancano. Rispetto alla media pari al 38,3%, coloro che hanno tra 15 e massimo 34 anni rappresentano soltanto il 29,9%.
Tra i confronti non mancano neppure i divari territoriali e di genere. Ad esempio, i cittadini del Nord Italia rappresentano la maggior porzione di iscritti (il 57,2%), mentre gli uomini che hanno aderito corrispondono al 61,6%.
L’obiettivo è coinvolgere più giovani possibile così da poter attenuare l’innalzamento dell’età pensionabile. L’adesione alle forme pensionistiche complementari sarebbe una soluzione per non attendere i 67 anni d’età.
Alla fine dello scorso anno il nostro Bel Paese contava 291 fondi, di cui: 151 preesistenti, 69 PIP, 38 aperti e 33 negoziali.
Incentivi per le adesioni
Dal rapporto COVIP è evidente che i giovani e i cittadini del Sud Italia, soprattutto, tendono a non aderire ad alcuna forma pensionistica complementare. Per la fetta di mercato che arranca, il Governo dovrebbe pensare a introdurre degli incentivi significativi.
Tra le attuali proposte sono state individuate diverse soluzioni, dalla possibilità di iscrivere i neonati fin da subito all’introduzione di agevolazioni fiscali rilevanti, dall’iscrizione tramite silenzio-assenso all’impiego dei fondi anche per corsi di formazione.
Grazie a una lieve ripresa dei mercati finanziari, anche i rendimenti sono migliorati. Sempre in riferimento allo scorso anno, il rendimento per i fondi negoziali è stato pari al 10,4%, mentre per i PIP la percentuale si è attestata al 12,9%.