Non si prospetta nulla di roseo per quel che concerne alle pensioni del mese di marzo dell'anno 2025, per qualcuno c'è anche da attendere.
Purtroppo questo mese, ovvero le pensioni che vengono pagate per marzo 2025 per qualcuno l’attesa si farà poco più lunga. Oltre al danno la beffa come si vuol dire, dato che a parte i tempi tecnici più distanti a causa del conguaglio e delle trattenute fiscali (e del basso adeguamento allo 0,8%) non sono previsti aumenti, anzi, il rischio è di vedersi un cedolino più basso.
Il ritardo fortunatamente non è periodico e né tanto meno “standard”. Si tratta di una eccezione di cui spiegheremo bene i motivi, ma che potrebbero capitare anche in altri mesi dell’anno. Occorre prima accennare la differenza tra i pensionati che decidono di farsi accreditare il trattamento pensionistico sul conto corrente bancario e quelli sul conto della Posta.
Pensioni marzo 2025 con tempi più lunghi (per qualcuno)
La ragione per cui alcune pensioni da pagare a marzo del 2025 potrebbero comportare dei tempi più lunghi e/o più corti rispetto ad altri, è associabile ai tempi tecnici dei due rispettivi enti: le Poste Italiane e le banche. Entrambi gli istituti associano delle operazioni bancabili in maniera diversa tra loro.
La differenza sta nel fatto che le Poste anche il sabato (ad eccezione della domenica che è festivo) rimangono aperte, motivo per cui i pensionati che hanno scelto l’accredito della somma sul conto postale potranno vedere la cifra nella sua interezza anche sabato 1.
Chi invece ha voluto l’accredito sul conto corrente della banca e dato che gli istituti bancari sono chiusi il sabato, vedranno il pagamento a partire da lunedì 3. Una regola che vale sempre, ma se il primo del mese fosse stato un giorno tra lunedì e venerdì (dove le operazioni funzionano regolarmente), non ci sarebbe stato alcun problema.
Le trattenute riducono il cedolino
Come è stato accennato inizialmente marzo è il mese in cui tornano gli addebiti delle trattenute locali, in gergo tecnico noti come “addizionali comunali“. In tal periodo viene conteggiato l’acconto annuale che incide in base alla percentuale applicata al proprio Comune in cui si vive.
Facciamo due esempi pratici: un pensionato che vive a Roma sulla sua pensione da 1.500€ lordi vedrebbe decurtarsi 11€ circa al mesa in quanto l’aliquota del Comune della Capitale è dello 0,9%. Mentre con la stessa pensione il Comune di Milano non applicherebbe alcuna riduzione, in quanto il tributo sulla città meneghina vale solo a partire dai 23.000€ annui in su.
Le addizionali milanesi sopra tale soglia ammonterebbero allo 0,8% (poco sotto quelle del Comune di Roma). In tal caso su un cedolino lordo di 2.500€ mensili, la trattenuta ammonterebbe a 21€ al mese circa.