Piacenza, pakistano arrestato su mandato europeo per terrorismo: faceva parte di un gruppo jihadista che era vicino anche all'attentatore di Charlie Hebdo
PAKISTANO ARRESTATO NELL’AMBITO DI UN’OPERAZIONE INTERNAZIONALE
Un pakistano è stato arrestato in provincia di Piacenza per terrorismo nel quadro di un’indagine internazionale sull’asse Spagna-Italia. Infatti, il mandato di arresto è stato emesso dalle autorità spagnole ed è stato eseguito dalla polizia italiana, ma a conferma che l’operazione sia stata molto estesa ci sono altri 10 mandati e che questa sia solo la terza fase dell’indagine che va avanti da tre anni.
Questa inchiesta ha portato a galla un gruppo terroristico jihadista che era ben strutturato: utilizzavano canali criptati e lanciavano appelli a commettere omicidi e a decapitare chi si fosse opposto ai loro dettami. I mujahidin venivano esaltati al punto tale da invitarli a compiere attentati contro persone accusate di blasfemia non solo in Pakistan, ma anche in Europa. Un lavoro che progrediva, visto che cominciavano già a identificare possibili obiettivi per attentati.
Peraltro, forte era il coinvolgimento di donne, visto che è stata scoperta una cellula di sole donne a pianificare i possibili attentati. Per quanto riguarda il pakistano arrestato in Italia, era finito nel mirino degli inquirenti italiani dal 2021 dopo una segnalazione della polizia spagnola, ma il suo nome era finito anche in altre operazioni, da quella Gabar della Digos di Genova a quella Sakina in Spagna, entrambe risalenti al 2022.
APPELLO DELLA LEGA: “FERMIAMO ISLAM RADICALE”
Il pakistano arrestato in Italia faceva parte di un gruppo terroristico jihadista che aveva legami con l’autore dell’attentato del settembre 2020 a Charlie Hebdo. Dopo l’operazione è intervenuta la Lega, in prima fila nella lotta al terrorismo islamico. L’europarlamentare Anna Cisint si è complimentata con la magistratura italiana e le forze dell’ordine per l’arresto del pakistano.
Con Matteo Di Benedetto, capogruppo della Lega a Bologna, ha invitato i colleghi politici ad affrontare “questa realtà, prima che sia troppo tardi e arrivino i morti“. Per i due esponenti del Carroccio bisogna contrastare nel migliore dei modi la diffusione dell’Islam radicale che rischia poi di sfociare in terrorismo e atti violenti.
