Il ministro Matteo Piantedosi ha spiegato al Corriere cos'è successo in Libia: l'incidente diplomatico che nulla c'entrerebbe con l'Italia
Com’era facile immagine e supporre, dopo il caos degli scorsi giorno con l’espulsione della Libia della delegazione chiamata “Team Europe”, sono arrivate le spiegazioni ufficiali – e definitive – da parte del ministro Matteo Piantedosi, tra le figure istituzionali coinvolte nel caso diplomatico e che da subito, tramite gli uffici del Viminale, aveva precisato che si era trattato di un’incomprensione nella quale nulla c’entrava l’Italia.
Linea – quest’ultima – che lo stesso ministro Piantedosi ha ripetuto anche nelle ultime ore in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, definendo quanto accaduto “un corto circuito protocollare” riguardante la “composizione delle delegazioni”, precisando nuovamente che “non ha coinvolto l’Italia” e negando che sia stato un “respingimento”: seppur Piantedosi chiarisca che sia stato “un incidente non da poco”, infatti, altro non sarebbe stato se non “un annullamento della riunione all’ultimo momento“.
Complessivamente, dal conto di Piantedosi ora è importante “non ingigantire le possibili conseguenze” perché altrimenti si rischia di intaccare “i buona rapporti che i Paesi europei hanno con quella parte della Libia”: resta, in tal senso, importante “la collaborazione” con i due governi libici con i quali il governo “intrattiene (..) eccellenti rapporti” ed è proprio per mettere a tacere chi vorrebbe tesi alternative che ha precisato che “tornerò presto in Libia“.
Piantedosi: “Non ci sarà nessuna conseguenza per noi sul caso Libia e Almasri non c’entra nulla”
Soffermandosi proprio sulle voci che immaginano chissà quali conseguenze all’incidente diplomatico, Piantedosi al Corriere della Sera smentisce l’ipotesi che aumenteranno – nei prossimi giorni o mesi – gli sbarchi illegali, confermando l’efficienza della “straordinaria collaborazione” con le autorità locali contro il “traffico di esseri umani” che fino ad oggi ha permesso ridurre del “51%” gli arrivi irregolari, di aumentare i “recuperi in mare” e anche “i rimpatri volontari”.
Similmente, Piantedosi smentisce anche l’idea che quanto accaduto in Libia sia una sorta di ritorsione per il mancato rispetto di qualche accordo o trattativa, “men che meno” collegato a quanto accaduto qualche mese da con il Almasri che nulla ha a che fare con “la Cirenaica del generale Haftar”; mentre in chiusura sulle recenti voci sul caso Almasri, il ministro nega l’ipotesi delle dimissioni di Nordio, sottolineando che i futuri accertamenti dimostreranno che “tutti noi ci siamo mossi nell’esclusivo fine dell’interesse pubblico”.