Oggi arriveranno a Roma, in vista del Giubileo dei giovani, le spoglie di Pier Giorgio Frassati. A lui è dedicato l’ultimo libro di Vincenzo Sansonetti
È in libreria in questi giorni il volume di Vincenzo Sansonetti Pier Giorgio Frassati. La gioia non avrà misura (Ares, 2025). Si tratta di un’uscita opportuna in vista della canonizzazione di Frassati, insieme a quella di Carlo Acutis, che Papa Leone XIV ha fissato per domenica 7 settembre 2025.
Pier Giorgio Frassati nasce a Torino il 6 aprile 1901, in una famiglia agiata. La madre è cattolica, ma vive una religiosità formale. Il padre è un uomo importante: ambasciatore a Berlino e in seguito senatore del Regno, prima socio e poi proprietario del quotidiano La Stampa. Pur essendo agnostico, conserva un rispetto sostanziale per i credenti e per la Chiesa.
Piergiorgio cresce con la sorella Luciana, di un anno più giovane di lui, passando lunghi periodi nella grande villa dello zio a Pollone, sopra Ivrea e non lontano dal Santuario di Oropa, che Pier Giorgio, una volta cresciuto, spesso raggiunge a cavallo.
Il panorama sociale e culturale del primo quarto del XX secolo, all’interno del quale si muovono, oltre a Frassati, anche altri “santi sociali” come Riccardo Pampuri, Giuseppe Moscati, Francesca Cabrini, don Luigi Guanella e don Luigi Orione, è segnato da un profondo mutamento nei valori di riferimento promossi dal nuovo Stato italiano.
La cultura è dominata da una sorta di religione laica di ispirazione massonica. Sono anni nei quali, scrive l’autore, “il mito della Patria laicista prende il posto della fede cattolica, lo Stato si sostituisce alla Chiesa come principale riferimento educativo, il cittadino prevale sul fedele battezzato come categoria sociale, si deve obbedire ai Codici Legislativi più che ai Comandamenti, lo Statuto Albertino del 1848 (adottato come costituzione del Regno d’Italia dal 1861 e in vigore fino al 1948) e non i Vangeli è alla base della convivenza civile, sono venerati gli eroi alla Garibaldi e non i martiri cristiani”.
La società è fortemente toccata dalla povertà e dall’emigrazione: metà della popolazione italiana finirà per emigrare nel continente americano nell’arco di ciquant’anni.
Nel 1918, a soli diciassette anni, Pier Giorgio si iscrive alla Società San Vincenzo de’ Paoli, nella quale inizia l’esercizio della carità vissuta che lo accompagnerà per tutta la vita.
Pier Giorgio è uno sportivo: ama nuotare, ma soprattutto ama la montagna, di cui è perdutamente innamorato. Si iscrive al CAI e alla società di alpinisti cattolici Giovane Montagna. Pratica questa sua passione nelle salite impegnative alle vette delle Alpi e nelle discese spericolate sugli sci. La fede di Pier Giorgio è approfondita nella lettura del Vangelo e sostenuta dalla recita quotidiana del Rosario, dalla pratica del digiuno, dall’adorazione anche notturna del Santissimo Sacramento.
La sua vocazione cristiana è giocata pienamente nella serena accettazione delle difficoltà della vita, anche familiari, e nelle cose “normali” dell’esistenza quotidiana, nella compagnia con gli amici, nella certezza che (come ha ricordato Papa Leone XIV in occasione del Giubileo dei movimenti, delle associazioni e delle nuove comunità nel giugno 2025) nessuno è cristiano da solo.
Da studente universitario, insieme ad alcuni amici della FUCI, fonda la Compagnia dei Tipi Loschi, un gruppo di giovani di entrambi i sessi che vivono con serenità e rispetto il valore dell’amicizia, con i quali organizza gite in montagna che iniziano sempre con la frequentazione mattutina della Santa Messa.
Membro laico del Terz’Ordine di San Domenico, dedica buona parte delle sue energie alle opere di carità, nelle quali coinvolge gli amici. Nonostante gli impegni dello studio trova il tempo di visitare ogni settimana alcune famiglie bisognose, e i bambini disabili del Cottolengo, attività queste delle quali la sua famiglia resterà sempre all’oscuro. Tiene un “quaderno dei bisognosi”, che poco prima di morire consegnerà alla sorella Luciana.
Viene colpito da una poliomielite acuta fulminante che con una paralisi progressiva, in cinque giorni, tra il 30 giugno e il 4 luglio 1925, lo porta alla morte all’età di 24 anni. La famiglia, assorbita in quei giorni dall’agonia della nonna materna, nemmeno si accorge della malattia di Piergiorgio, che non ne fa parola.
Il 6 luglio, giorno dei suoi funerali, la famiglia è stupefatta dalle migliaia di uomini, donne e bambini dei quartieri più poveri di Torino che si affollano lungo la strada che conduce alla chiesa. Sono i suoi assistiti, venuti a vedere passare la bara di quello che già considerano un santo.
La maggior parte di quelle persone neppure sapevano che quel giovane era figlio del senatore e direttore della Stampa. La famiglia sapeva che il figlio aveva compiuto molte opere di carità, ma solo in quel momento diviene consapevole della loro vastità.
La scoperta dei dettagli della vita del figlio porterà il padre Alfredo, orgogliosamente non credente, a percorrere un lungo e tormentato cammino fin alla conversione, forse il primo miracolo compiuto da Pier Giorgio. I resti mortali di Pier Giorgio, inizialmente seppelliti nella cappella di famiglia al Pollone, sono traslati miracolosamente incorrotti nella Cattedrale di San Giovanni Battista a Torino.
Il volume di Sansonetti, che si basa su un’approfondita consultazione di tutta la biografia precedente, è molto preciso, ricco di citazioni e spesso commovente. Si apre con un’analisi del periodo storico nel quale ha vissuto il giovane santo.
La parte centrale si dipana nella narrazione della sua vita e si chiude con un capitolo conclusivo nel quale sono riportate le numerose citazioni di Frassati da parte sia dei papi Paolo VI, Giovanni Paolo II (che lo ha beatificato domenica 20 maggio 1980), Benedetto XVI, Francesco (che ne ha approvato la canonizzazione) e Leone XIV, sia di altre personalità della Chiesa come il cardinale Matteo Zuppi, il cardinale Robert Sarah, l’arcivescovo di Torino Giovanni Saldarini, il Servo di Dio Luigi Giussani, il teologo Karl Rahner, che hanno riconosciuto in lui quello che Papa Leone XIV ha recentemente definito “una vita semplice e luminosa”.
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