Chi è Pino Maddaloni?
Pino Maddaloni ha ispirato il film “L’oro di Scampia” diretto da Marco Pontecorvo con protagonisti Beppe Fiorello, Anna Foglietta, Gianluca Di Gennaro e Ciro Pretone. A prestare il volto al ragazzo che nella fiction si chiama Tony Capuano è l’attore Gianluca Di Gennaro che ha “rivissuto” il grande sogno di Pino che si è ritrovato nel 2000 a vincere le Olimpiadi di Sidney. Un vero e proprio sogno che il judoka Pino Maddaloni ha scolpito nel cuore come ha raccontato a giocopulito.it: “sono ricordi incredibili, in quella medaglia c’è tanto perché ha rappresentato in primis una rivalsa”. Non solo, il campione judoka ha aggiunto: “è stato più di un sogno e sono stato incredibilmente felice di aver portato alle luci della ribalta il judo mettendo la mia immagine a disposizione per far del bene a tanta gente che ne aveva bisogno”.
Pino è stato cresciuto a pane e judo dal padre Giovanni Maddaloni come ha raccontato: “sono nato quando mio padre aveva venti anni e aveva iniziato a praticare judo un anno prima”. Intorno all’età di 11 anni arrivano i primi successi: “ho incominciato a non perdere più in Italia per i successivi otto anni, pur non riuscendomi ad imporre a livello europeo. Un momento chiave è stato il mondiale juniores del 1996 ad Oporto in cui sono arrivato secondo e li ho smentito il mio nemico numero uno”.
Pino Maddaloni sulla fiction L’Oro di Scampia: “ringrazio Beppe Fiorello”
La storia di Pino Maddaloni è una storia di rivalsa e di un sogno che si realizza nonostante mille difficoltà. Per questo la sua storia è diventata oggetto di una fiction dal titolo “L’oro di Scampia” con protagonista Beppe Fiorello. Un progetto importante che ha colpito positivamente lo stesso campione che ha raccontato come è nata e come si è evoluta: “sono fortunato ad avere un papà che è un grande sognatore che spesso mi coinvolge in quello fa perché mi ritiene il suo miglior prodotto. Ha scritto un po’ di libri e da uno di questi Marco Pontecorvo ha deciso di coinvolgere Beppe Fiorello, che ancora ringrazio, in quest’avventura autobiografica che descrive i risvolti di questa medaglia raggiunta da questo ragazzo che è partito da lontano e con poco ha vinto tanto, una metafora ovviamente romanzata di una storia che è stata raccontata con i toni ed il cast giusto che ringrazio ancora oggi per la sua alta professionalità”.
Infine parlando di Scampia, l’atleta si è soffermato anche sul suo rapporto con la città di Napoli: “amo la mia città, i valori di solidarietà e altruismo sono connaturati al Dna della gente anche se c’è tanto da discutere su chi ha le leve del potere che non ha tra le sue priorità il destino dei giovani che vogliono fare sport. Servono più strutture, più palestre e punti di aggregazione per uscire da un degrado strutturale e culturale”.