Il cardinale Pizzaballa torna a parlare di Gaza: il piano di Trump è imperfetto e la pace è lontana, ma per ora è l'unica speranza per il Medio Oriente
Tra le voci ecclesiastiche che maggiormente si stanno battendo il ritorno della pace in Terra Santa, il cardinale Pierbattista Pizzaballa – peraltro patriarca di Gerusalemme – è tornato a parlare del futuro del Medio Oriente (ancora in fiamme) sulle pagine del Resto del Carlino, guardando con speranza – e una certa nota di diffidenza che traspare dal suo discorso – al piano proposto da Donald Trump; tutto accompagnato dalla volontà di Pizzaballa di tornare a Gaza “prima di Natale” qualora il conflitto lo permettesse e nel caso in cui passi l’attuale fase “di transizione (..) caotica”.
Di certo, comunque, per Pizzaballa c’è il fatto che il progetto promosso da Trump e approvato anche dagli stati arabi ha permesso alla Striscia di uscire dalla “situazione drammatica” degli ultimi mesi, riaprendo positivamente – pur con un certo ritardo, ammette il patriarca – una “finestra [sui] negoziati” che sembravano impossibili: un piano, tuttavia, che chiaramente “non è perfetto“, ma che deve essere sostenuto con fermezza innanzitutto per “il bene della popolazione” palestinese.
Certo è – spiega ancora Pizzaballa al Resto del Carlino – che “parlare di pace è ancora prematuro” dato che mancano le “condizioni minime” per arrivare alla fine del conflitto, sostenendo – come ha fatto anche in altre occasioni – che l’unica vera soluzione per la Terra Santa è quella dei “due Stati“, fortemente criticata da Israele e da una consistente parte degli stessi palestinesi che – ammette Pizzaballa – “sono divisi” sul perseguirla.
Il cardinale Pizzaballa: “In Medio Oriente servono nuovi leader, ma anche l’Occidente deve fare di più per la pace”
Il grosso problema del piano di Trump secondo Pizzaballa resta sia il procedere incerto della “prima fase (..) tra alti e bassi”, sia l’assenza di certezze per la “seconda fase” che prevede “obbiettivi molto alti e ambigui”: ciò che servirebbe – sia a Gaza che in Israele – è una nuova leadership attualmente completamente assenze, che persegua un “cambiamento” innanzitutto culturale per porre fine allo storico astio che corre tra i due popoli.

Al contempo, Pizzaballa ci tiene anche a chiarire che – per quanto si dica il contrario – sarà del tutto impossibile che Hamas sparisca completamente perché anche se non potrà più avere “una forza militare e di governo”, resterà radicata in una parte della popolazione la sua “ideologia”, per sua natura impossibile da debellare; mentre guardando all’occidente, il cardinale non può che notare la completa “paralisi politica-diplomatica” sul Medio Oriente, ben dimostrata dalla difficoltà – per non dire “incapacità” – di “andare oltre alle parole”.
