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Home » Politica » Riforme » RIFORME/ Sartori sbaglia: confonde il nuovo federalismo con quello “costoso” del 2001

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RIFORME/ Sartori sbaglia: confonde il nuovo federalismo con quello “costoso” del 2001

Luca Antonini
Pubblicato 28 Aprile 2010
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Oggi il voto di sfiducia al ministro Bondi

Il difficile lavoro della Commissione per l’attuazione del federalismo fiscale, il problema dei dati contabili, le topiche di Sartori: LUCA ANTONINI spiega lo stato dell’arte

La Commissione paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale (COPAFF), istituita con la legge n, 42 del 2009, sta procedendo nel suo compito che è quello – recita la legge – di fornire al Governo dati quantitativi condivisi “delle basi informative finanziarie, economiche e tributarie”, nonché di promuovere “la realizzazione delle rilevazioni e delle attività necessarie per soddisfare gli eventuali ulteriori fabbisogni informativi e svolge attività consultiva per il riordino dell’ordinamento finanziario di comuni, province, città metropolitane e regioni e delle relazioni finanziarie intergovernative”. Essa, inoltre, “svolge attività consultiva per il riordino dell’ordinamento finanziario di comuni, province, città metropolitane e regioni e delle relazioni finanziarie intergovernative”.


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Fin dalla sua prima seduta, la Commissione si è scontrata con il problema della mancanza di una cd. “lingua di contatto” riguardo ai dati contabili: problema che rendeva difficile avere elementi certi a disposizione. Le Regioni, infatti, a seguito della riforma costituzionale del 2001 hanno visto assegnata alla competenza concorrente la materia “armonizzazione dei bilanci pubblici” e si è quindi in parte realizzato una sorta di “federalismo contabile”, che permette di allocare in modo difforme le stesse poste. Inoltre, i bilanci di Comuni e Province risentono delle ampie “esternalizzazioni” di funzioni pubbliche.


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Si tratta di una situazione da non trascurare, che mette in evidenza i limiti del processo di federalismo che è stato avviato con la riforma costituzionale del 2001, che sebbene abbia trasferito importanti – e in certi casi abnormi (si pensi alla materia “grandi reti di trasporto” assegnata alla competenza concorrente) funzioni legislative alle Regioni, abbia abolito i controlli sugli Enti locali (i Co.Re.Co), in realtà non ha posto attenzione ai processi necessari per gestire il federalismo fiscale. La situazione attuale che sta emergendo, e di cui la Copaff ha dovuto prendere atto e porvi rimedio con un impegnativo lavoro, è quindi quella di un processo che era rimasto gravemente incompiuto, che proprio l’occasione dell’attuazione del federalismo fiscale sta facendo provvidenzialmente emergere e contribuendo a correggere.


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In altre parole, l’occasione dell’attuazione del federalismo fiscale ha permesso – per così dire – di “alzare il coperchio della pentola” e constatare la grave carenza di basi informative che affligge il sistema e il disordine cui porre rimedio. Un disordine oggi pagato da tutti gli italiani. Si tratta di una situazione che mette in luce quanto siano improprie le affermazioni di chi sulla stampa – come Sartori – pone la domanda sui costi del federalismo fiscale: in realtà il problema è ben altro, è il federalismo incompiuto realizzato nel 2001 a produrre costi, e il federalismo fiscale è il rimedio!


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Clicca >> qui sotto per continuare l’articolo sul federalismo

Per fronteggiare questa situazione la COPAFF ha redatto uno schema unitario di comunicazione contabile che è poi stato recepito dal legislatore ed ha ora permesso di disporre di dati condivisi. In accordo con il ministero degli Interni si è inoltre provveduto a rielaborare le modalità di contabilizzazione delle esternalizzazioni effettuate dai Comuni e il ministero degli Interni ha consegnato alla COPAFF i dati di bilancio uniformati dei Comuni italiani. La COPAFF, inoltre, ha lavorato all’individuazione dei trasferimenti erariali – attribuiti alle Regioni per finanziare funzioni di competenza regionale – che dovranno essere fiscalizzati.


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In sintesi, muovendosi su questi tre piani (codifica unitaria dei bilanci delle Regioni, dati dei bilanci dei Comuni, fondo unico) la COPAFF ha significativamente ampliato il data base utile ai fini dei propri compiti istituzionali, anche se rimane ancora da fare per pervenire alla banca dati unitaria delle amministrazioni pubbliche. In generale, la Commissione ha istituito al suo interno 6 gruppi di lavoro: 1) bilanci delle regioni e degli enti locali; 2) entrate delle regioni e degli enti locali; 3) fabbisogni, costi standard, LEA, LEP e funzioni fondamentali; 4) perequazione; 5) trasferimenti da sopprimere, interventi speciali, perequazione infrastrutturale; 6) coordinamento della finanza pubblica tra livelli di governo. I gruppi di lavoro hanno già svolto numerose riunioni. Il lavoro dei diversi gruppi costituiti all’interno della COPAFF dovrà convergere in un primo momento unitario di sintesi al fine della relazione che il Governo dovrà trasmettere al Parlamento entro il prossimo 30 giugno.


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In sintesi, il lavoro sta procedendo e il mosaico da comporre è ampio, trattandosi di determinare le principali grandezze che descrivono lo scenario entro il quale andranno compiute le scelte politiche e tecniche fondamentali per l’attuazione del federalismo fiscale. Questi e i restanti argomenti verranno affrontati in modo previsivo appunto nella relazione che il Governo dovrà trasmettere alle Camere entro il 30 giugno di quest’anno, concernente “il quadro generale di finanziamento degli enti territoriali ed ipotesi di definizione su base quantitativa della struttura fondamentale dei rapporti finanziari tra lo Stato, le regioni a statuto ordinario e a statuto speciale, le province autonome e gli enti locali, con l’indicazione delle possibili distribuzioni delle risorse”.

 

 

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