“Dovrebbero andarsene dal Pd quelli che stanno negando i principi e i valori del partito e quelli che stanno prendendo un testo della destra e lo stanno facendo diventare norma, fregandosene di quanto è stato deciso in direzione”. Si esprime così Francesco Boccia, deputato del Pd, a proposito del Jobs Act. Per Boccia è sempre più necessario “definire presto un orizzonte politico e culturale del centrosinistra, che forse però solo il voto di qui a un anno potrà decidere”.
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Lei come voterà sul Jobs Act?
Pare che il testo alla Camera non subirà alcuna variazione rispetto al testo approvato al Senato. Dopo una discussione durata settimane, il testo si è sintetizzato nella discussione della direzione del Pd sulla delega lavoro. Quella direzione ha approvato un documento che sarebbe diventato norma. Quel documento al Senato per ragioni di tempo non è approdato. E’ evidente che se non c’è nel testo alla Camera nemmeno la scelta della direzione del Pd, bisogna prendere atto del fatto che quest’ultima non serve a nulla, che il Pd non influenza le scelte dell’esecutivo e che il governo fa proprio il testo della destra.
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Per Piero Sansonetti, a Renzi farebbe comodo che la minoranza del Pd se ne andasse. Lei che cosa ne pensa?
E’ una valutazione di Sansonetti, io sto ai fatti. Nessuno va via dal Pd, ma il Pd non è il partito di proprietà di nessuno. E’ una grande comunità politica e ci sono regole che devono rispettare tutti. Alle Primarie votai Renzi e quindi teoricamente starei in maggioranza, ma se una cosa lede i principi e i valori sui quali abbiamo costruito il Pd lo dico e voto contro. Se essere in maggioranza significa rinnegare i valori costitutivi del Pd, allora mi sento in minoranza pur avendo votato Renzi come segretario.
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In quali sedi porterà avanti la sua battaglia?
Premetto che non c’è incarico istituzionale e non c’è poltrona che valgano un principio rinnegato. Le battaglie si portano avanti nel perimetro politico rappresentato dal partito. Il Pd è il mio partito, non so se lo sia anche di chi decide che un documento votato in direzione poi non conti nulla. Dovrebbero andarsene quelli che stanno negando i principi e i valori del Pd e quelli che stanno prendendo un testo della destra e lo stanno facendo diventare norma fregandosene della direzione del Pd.
Landini ha detto che il Paese deve liberarsi di Renzi. Lei che cosa ne pensa delle valutazioni del segretario Fiom?
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Il punto è un altro, il Paese deve esprimersi elettoralmente, e anche presto. E’ evidente che stiamo andando verso un meccanismo sempre più ambiguo di politiche fatte a nome e per conto di. Ritengo che questa questione del Jobs Act sia decisiva per il funzionamento stesso della nostra democrazia e del Pd. Se noi apriamo un conflitto sociale, il Pd media, si decide una cosa e il governo non prende in considerazione nemmeno la decisione della maggioranza del partito, significa che andiamo verso un’unificazione del pensiero di una persona con quello di un partito.
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Ma quindi Landini ha ragione o torto?
Landini sbaglia a fare queste affermazioni. Però mi rendo conto che è necessario definire presto un orizzonte politico e culturale del centrosinistra, che forse solo il voto di qui a un anno potrà decidere. Se si stabiliscono alcune cose e poi quelle cose si cambiano radicalmente, c’è un problema serio di linea politica. In questo caso sul Jobs Act si stanno dissociando il premier e il segretario. Siccome sono la stessa persona, è evidente che sta prevalendo il premier sul segretario.
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Non so che cosa sia, però va chiarita con gli strumenti democratici. Quindi o dentro il partito o con il voto.
(Pietro Vernizzi)