I media italiani — zeppi della copertina di Time su Matteo Salvini, “disfacitore d’Europa” — sono stati guardinghi nel coprire la recente serata milanese di Matteo Renzi: non la partecipazione alla Festa del Pd cittadino — pressoché inosservata lunedì sera — quanto il breakfast riservato organizzato in onore dell’ex premier martedì dall’amico finanziere Davide Serra. Il Financial Times vi ha invece dedicato una lunga news analysis nella rubrica “Brussels Briefing”, mettendo al lavoro addirittura due corrispondenti: Rachel Sanderson da Milano e Mehreen Khan dalla Ue.
Il titolo (“L’avvertimento di Matteo Renzi all’Europa”) è in apparenza benevolo e quindi non sorprendente, visti i consolidati rapporti di Renzi con la City, lungamente mediati proprio dal gestore di Algebris, pur chiacchierato sia in Italia che a Londra.
Il testo è invece un crescendo di scetticismo fino alla gelidissima chiusa: “Il nuovo mantra di Renzi è ‘Europa sì ma non così’. Il problema è che non abbastanza gente sembra disposta ad ascoltarlo. Dopo tutto, lui rappresentava il futuro già l’ultima volta”. Appena nelle righe precedenti non manca uno spunto d’analisi tranchant: “Gli insider di Bruxelles sostengono che il corteggiamento di Macron verso Renzi si sia molto raffreddato sulla previsione che il Pd il prossimo maggio perderà una quota sostanziale dei suoi europarlamentari”.
All’evento di fundraising per il nuovo Algebris Policy & Research Forum — presente il leader liberaldemocratico britannico Nick Clegg — l’ex premier italiano ha preso di mira il cancelliere Angela Merkel per la decisione di promuovere il bavarese Manfred Weber a spitzenkandidat tedesco del Ppe per la presidenza della Commissione Ue: i centristi europei dovrebbero invece parlare “con numeri ed emozioni” agli elettori, per combattere l’onda montante del populismo. “Penso che Weber possa realmente aiutare Salvini — ha previsto Renzi — e penso che il vero kingmaker dei populisti in Europa sia Vladimir Putin. Credo che il posto dell’Italia sia a fianco di Francia e Germania, non assieme ai paesi di Visegrad”.
Ma è alla Germania che non è mai piaciuto avere a fianco l’Italia di Renzi. Mentre la Francia di Macron da un lato scopiazza ora il reddito di cittadinanza dell’Italia “gialloverde”, dall’altro si è vista frenare dall’Onu l’ennesimo tentativo di guerra non dichiarata all’Italia in Libia. Quanto alla City — sempre alle prese con il pericoloso avvicinamento di Brexit — il premier italiano non sembra più “fit” per alcunché.