Alberto Belli Paci, figlio di Liliana Segre, si è iscritto a FI e scende in campo. Anche per contrastare l'odio contro Israele. Ma i cortocircuiti aumentano

La decisione di Alberto Belli Paci – figlio della senatrice a vita Liliana Segre – di iscriversi a Forza Italia merita l’attenzione rispettosa dovuta a qualsiasi cittadino che voglia manifestare il suo impegno politico in democrazia. Quando tuttavia una scelta personale viene annunciata in prima pagina su un quotidiano nazionale, essa si propone di per sé all’annotazione giornalistica.



Belli Paci – intervistato dal Giornale – ha motivato il suo passo con l’intento di “lavorare per la pace” e contrastare un “clima d’odio” creato “dalla sinistra contro Israele” . Non a caso il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti è da sempre in prima fila nel difendere il governo di Gerusalemme in tutte le sue iniziative belliche dopo il 7 Ottobre, da Gaza all’Iran . Né su quelle pagine è mai mancata la cronaca dell’escalation anti-israeliana nelle piazze della sinistra, che hanno presto preso di mira la senatrice Segre.



Sopravvissuta e testimone della Shoah, unico laticlavio a vita concesso in dieci anni dal presidente Sergio Mattarella, la senatrice viene accusata di non aver preso distanze nette da Benjamin Netanyahu e dalla sua lunga e sanguinosa controffensiva a Gaza, in Libano e nei Territori.

Segre non ha escluso l’ipotesi di “crimini di guerra” a Gaza (in questo è parsa prestare orecchio alle crescenti preoccupazioni umanitarie di Mattarella); ma ha sempre respinto l’imputazione di “genocidio” formulata dalla Corte Internazionale di Giustizia per il governo e l’esercito d’Israele. E questa è la posizione geopolitica di fondo mantenuta dal governo italiano sullo scontro fra Gerusalemme, Hamas e l’Iran.



Il figlio della senatrice a vita, nella sua sortita, non si è certo tirato indietro. Ha rivendicato in pieno la lezione pubblica della madre per la pace e contro l’odio – anzitutto sul fronte dell’antisemitismo e nel mondo giovanile – e ha denunciato “la distorsione dei fatti” su Gaza (che secondo Belli Paci non sarebbe diversa da quella che avrebbe ingiustamente accusato Israele della strage di palestinesi a Sabra e Shatila nel 1982).

Netta è anche la lettura dello schieramento progressivo delle forze politiche italiane: “La sinistra pare tutta schierata dietro la bandiera palestinese e adopera lo spauracchio di Israele per compattarsi a scapito della coerenza”.

Il centrodestra, invece, pare schierato “su tutt’altre posizioni”, che Belli Paci “condivide” (ritrovandosi in questo allineato anche con l’Unione delle comunità ebraiche italiane). Il figlio della senatrice coglie anzi l’occasione per ricordare la sua “collaborazione con Stefano Parisi per Energie per l’Italia” e con “gli amici libdem per un Terzo Polo”.

La conclusione: “La mia vocazione al dialogo mi porta a contribuire alla costruzione di un centrodestra liberale: mi riconosco nella fermezza di Antonio Tajani e oggi mi ritrovo nella segreteria di Forza Italia Milano, anche per collaborare in vista delle amministrative di Milano 2027”.

Fin qui Belli Paci, al quale è dovuto anche la presunzione di indipendenza delle proprie scelte politiche dal ruolo istituzionale della madre. Tuttavia è impossibile non registrare – sempre in via di cronaca – che non più tardi di un mese fa ha rappresentato la senatrice a un evento pacifista in provincia di Arezzo. Vi è intervenuto personalmente Mattarella, che ha rilanciato fra l’altro “l’appello alla Ue a resistere agli attacchi nazionalisti” (fra questi anche le bordate polemiche di Netanyahu a Bruxelles, intenzionata a sanzionare Israele).

La senatrice era stata invitata – assieme al presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi – ed è lecito pensare che abbia declinato anche per ragioni di sicurezza. Non era certamente trascurabile il rischio che anche una manifestazione innestata nel pacifismo sociale cattolico potesse essere strumentalizzata da attivisti esterni. Se fosse accaduto sarebbe stata stridente – ancora una volta – la contraddizione già drammaticamente emersa in decine di piazze e di account social.

Qui già un anno fa la senatrice ha cominciato a essere contestata – e spesso insultata e minacciata – dalle stesse fasce giovanili e dalle stesse forze politiche che per anni ne avevano fatto invece un’icona, una testimonial politica tout court, la principale dell’intera sinistra. Per anni il volto della Segre è stato il simbolo di un’ininterrotta campagna contro un “odio” immancabilmente “nero”: nei fatti nel nome della Segre si è sviluppata un’offensiva politica della sinistra contro le forze del centrodestra.

La senatrice stessa ha iniziato plaudito a Palazzo Madama al “ribaltone” del 2019 , che ha riportato al governo il Pd ea suo avviso allontanato dall’Italia lo spettro mai sepolto del nazifascismo in Europa.

È stata la sinistra a volerle affidare una “commissione parlamentare contro l’odio” che sei anni dopo è ancora attiva. E quelle campagne sono state condotte dagli stessi media che il figlio della senatrice oggi addita, pur senza nominarli, come macchina di fake news su Israele, sul confine sempre incerto fra antisionismo e antisemitismo.

Che poi Belli Paci abbia associato la sua polemica contro gli attacchi alla madre 94enne a una propria “discesa in campo” in un partito della maggioranza di governo, guardando però al cantiere sempre aperto di un “terzo polo”, meriterebbe altre considerazioni.

L’unica a sembrare obbligata è un’ennesima registrazione di cronaca: la coincidenza con l’attivismo del centro cattolico, con la nascita di Rete civica solidale (promossa dall’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio) e il rilancio leaderista di Ernesto Maria Ruffini , l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate entrato nell’agone politico sotto l’occhio attento di Romano Prodi e di tutti i cattodem che hanno riferimento in Mattarella il loro ultimo. E sono sempre più insofferenti del Pd di Elly Schlein.

 

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