Parolin ha scritto ieri una lettera al Giornale di Vicenza nella quale mette la parola fine a tante speculazioni sulla sua rivalità con Prevost in conclave
La lettera che ha inviato ieri il cardinale Pietro Parolin al Giornale di Vicenza non solo si offre come luce preziosa e senza precedenti su un conclave. È soprattutto la testimonianza di come la Chiesa cattolica mantenga nel XXI secolo la sua energia generativa di spirito del tempo quando riesce a tenersi lontano dai conformismi manipolatori della nostra epoca.
Dettagliare e analizzare la lettera vorrebbe dire tradirne anzitutto la parola-chiave. La “serenità” che Parolin attribuisce al confratello Robert Francis Prevost, eletto Papa Leone XIV, è stata e rimane anzitutto la sua. La serenità di un papabile che giovedì mattina era ancora il più votato in Cappella Sistina e ha invece deciso – in totale libertà – di assecondare lo Spirito Santo che spirava a favore del cardinale americano.
L’unità della Chiesa – praticata nel conclave come in altri milioni di momenti ogni giorno – nasce dunque dalla serenità per generare altra serenità: anzitutto la pace, anche fuori dalla Chiesa.
Leggere la lettera con usuali standard giornalistici vorrebbe dire d’altronde chiudere colpevolmente gli occhi davanti a un’alta lezione di comunicazione, anzi di uso dei media: anzitutto da parte di chi si sente parte della Chiesa. Quella di Parolin è una lettera della massima trasparenza su quanto avvenuto nel conclave appena consegnato alla storia. Non vi è riga che violi la riservatezza imposta al conclave dal diritto della Chiesa. Ma racconta – in modo probabilmente già definitivo – come è stato eletto Papa Leone. E così manda, serenamente, al macero immediato centinaia di interviste, editoriali, retroscena, bestseller e sceneggiature di fiction da Oscar.
Da ultimo: la lettera è stata indirizzata al quotidiano di Vicenza, quello che Parolin leggeva quando ha deciso di entrare nel seminario della sua diocesi. E a Schiavon il cardinale è chiaramente pronto a tornare anche subito: con la meritata serenità di chi ha dedicato la vita intera al servizio della Chiesa e di tutti i suoi Pontefici.
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