Le politiche dell’Ue sul clima sono state messe in discussione per la prima volta dal Partito popolare europeo (Ppe). Non si criticano gli obiettivi fissati, perché la necessità della decarbonizzazione viene condivisa, nel mirino finisce il modo in cui l’Europa vuole raggiungerli. Sono le rigidità delle politiche climatiche europee a non convincere il Ppe, contrario alle eccessive regolamentazioni stando a quanto indicato in un documento (che si può visualizzare integralmente qui). Ciò rappresenta il motivo principale per il quale c’è un gap crescente tra Unione europea e Usa.
Bisogna cambiare strada. La richiesta del Ppe è di bloccare per due anni le direttive su sostenibilità e rendicontazione, ma si cita anche il dazio sul carbonio alla frontiera (Cbam), perché le pmi vanno esonerate e vanno abbattute le spese per le aziende con oltre mille dipendenti.
Per quanto riguarda l’efficienza energetica, i popolari sono contrari agli obblighi di ristrutturazione; in merito alle rinnovabili, sono contrari a obiettivi distinti per quanto concerne la quota di energia rinnovabile. “Dovrebbe essere competenza degli Stati membri decidere con quali tecnologie vogliono raggiungere gli obiettivi climatici“. Per il Partito popolare europeo bisogna puntare sul meccanismo di scambio delle quote di emissione Ets che “sta dando risultati“.
COSA AFFERMA IL PPE NEL DOCUMENTO
“L’UE ha deciso obiettivi climatici ambiziosi e politiche per raggiungerli. Nell’attuarli, dobbiamo assicurarci che non portino alla deindustrializzazione“, recita il Ppe nel documento. Poi evidenzia un paradosso: le emissioni nel mondo potrebbero aumentare, perché i prodotti rischiano di essere realizzati altrove.
La crescita e l’occupazione sono possibili se l’energia è disponibili a prezzi accessibili:, ma attualmente i prezzi sono il doppio, se non il triplo, di quelli pagati in Usa, mentre per il gas naturale si arriva a costi anche cinque volte superiori. Quindi, bisogna cambiare approccio e puntare su tutte le soluzioni energetiche a disposizione.
La richiesta alla Commissione Ue è di proporre un piano di misure che mantengano la competitività dell’industria automobilistica europea. Nello specifico, si chiedono misure che scongiurino sanzioni se non si raggiungono gli obiettivi prefissati per quest’anno. Per rispondere agli alti costi dell’energia, per il Ppe “una quota maggiore dei proventi del sistema ETS dovrebbe essere destinata alle industrie ad alta intensità energetica, ad esempio per sostenere l’idrogeno verde o le soluzioni di cattura e stoccaggio del carbonio“.
GLI SCENARI DOPO LA “RETROMARCIA”
La presa di posizione del Ppe, seppur attualmente a parole, è comunque importante, soprattutto perché il documento in questione (dal titolo “L’Europa ha bisogno di più crescita e occupazione – Migliorare la competitività riducendo la burocrazia e l’eccesso di regolamentazione“) apre nuovi scenari in Europa, perché mostra la risposta dei popolari ai cambiamenti nell’elettorato. Ad esempio, va valutato l’impatto per la stessa Ppe, oltre che per il Pse, con cui sostengono la Commissione Ue ma che non condivide tale posizione.