SI RIUNISCE “COMUNITÀ DEMOCRATICA” E CON RUFFINI FISSA I TEMI CHIAVE: “ECCO COSA SERVE PER BATTERE IL CENTRODESTRA”
Non sarà una corrente di cattolici, nemmeno un nuovo partito “moderato” o neppure una riedizione del “Terzo Polo”: tutti queste ipotesi, almeno per ora, non saranno la “Comunità Democratica” nata a Milano sabato 18 gennaio 2025 con la presentazione ufficiale del movimento di Ernesto Maria Ruffini, Lorenzo Guerini e Graziano Delrio. L’ex Direttore dell’Agenzia delle Entrate raccoglie l’idea di molti riformisti e “catto-dem” dentro il Partito Democratico, con la “benedizione” di Romano Prodi che è intervenuto in video collegamento alla prima riunione pubblica di “Comunità Democratica”: «serve coinvolgere elettori andando a cercarli in quella metà di popolazione che ha smesso di affidare alla politica le proprie speranze».
Così Ruffini “svela” il segreto dietro la nascita di questo nuovo gruppo interno al Pd ma che guarda alla platea dei delusi, degli astenuti, ormai quasi un italiano su due: è in realtà in dalla nascita di un Polo liberale alternativo a Centrodestra e Centrosinistra – su idea di Renzi e Calenda – che si punta a quella fetta di (mancato) elettorato, con risultati però tutt’altro che entusiasmanti finora. Secondo Ruffini, serve coinvolgere i delusi e gli astenuti, avendo come pietra angolare la stessa coalizione che in Europa ha vinto contro le ali “estreme”: «serve una maggioranza Ursula, come quella che governa l’Europa nelle ultime due legislature». La proposta di Ruffini di unire socialisti con popolari, liberali e parte dei Verdi al momento sarebbe di difficile traduzione nel panorama politico italiano e si presta tra l’altro a critiche immediate da chi potrebbe far notare la debolezza insita di una “maggioranza Ursula” che è nata nel dissidio quasi totale tra socialisti e PPE proprio per l’allargamento a destra della Commissione UE. Secondo la nuova Comunità Democratica però occorre battere il Centrodestra a guida Meloni e per farlo l’unica vera opzione è puntare su una maggioranza in stile Ursula per poter federare il centro con l’area riformista-progressista. Anche e soprattutto per questo motivo, da più parti, si vede la Comunità Democratica di Prodi e Ruffini come una sfida principale alla Segreteria di Elly Schlein, che invece sul fronte “campo largo” per il momento rimane vittima del veto di M5s e AVS contro l’area centrista.
PRODI (CON SALA) ALLA COMUNITÀ DEMOCRATICA DENTRO IL PD: “SOLO IL CENTRO-SINISTRA PUÒ VINCERE CONTRO MELONI”
Secondo Romano Prodi, ex leader Pd e unico in grado di battere Silvio Berlusconi per due volte alle urne, l’area democratica dei “cattolici” è stata troppo tempo “muta” di fronte al crescere di distinte aree politiche corrose dal «mito dell’uomo o della donna sola». Per l’ex capo dell’Ulivo, è possibile riproporre un apparato democratico solo con la partecipazione e da qui il contributo dell’ala cattolica diviene fondamentale, «anche se non serve un partito unico dei cattolici».
Appoggiando l’ipotesi di Beppe Sala (intervenuto anche lui sul palco di Milano, invitato dall’ideatore di Comunità Democratica, l’ex renziano Graziano Delrio) di una sinistra che debba uscire dai propri cordoni per recuperare voti moderati e centristi, anche Prodi è convinto che a nulla servano i tanti “centrini”. Serve più che altro una nuova coalizione in grado di parlare a tutte le aree del Paese: «Se si vogliono vincere le elezioni c’è bisogno della sinistra e di una parte che vada più verso il Centro». Se però questo “obiettivo” della Comunità Democratica avverrà dentro o fuori dal Pd, questo ad oggi non è dato saperlo secondo Romano Prodi: ciò significa, come dice lui stesso, che solo la risposta dei Dem di Schlein farà capire l’effettivo futuro dell’area cattolica riformista.
Al momento il Pd è il “perno” del movimento fondato da Ruffini e Delrio, «ma non basta, bisogna cominciare a indirizzarsi in queste decisioni». Servono “federatori” e per questo l’idea di Ruffini è quella di coinvolgere tutti, da Sala a Prodi fino all’ex Premier Paolo Gentiloni (che nelle stesse ore partecipava alla riunione di “Libertà Eguale” a Orvieto, area più riformista-socialista ma pur sempre legata ad un’idea comune di “Centro-Sinistra”). Renzi per il momento ne rimane fuori ma è impossibile non ritenere la “mossa” di Milano e Orvieto come qualcosa di molto lontano dalla proposta fatta dal leader di Italia Viva a Schlein e Conte sul nuovo “campo largo”: «è interessante quello che si sta muovendo», ha detto l’ex Premier fiorentino all’ANSA dopo la presentazione di Comunità Democratica. Per Renzi il “Centro” deve essere una discussione diversa da 3 nomi, pur che siano Casini, De Luca, Ruffini: «il tema è che per vincere le elezioni il centrosinistra non può più essere schiacciato a sinistra: ci vogliono delle risposte riformiste».