Prima visita di Vladimir Putin da quando è iniziata la guerra in Ucraina fuori dei confini dell’ex Unione Sovietica. Il capo del Cremlino si trova infatti in Iran, ufficialmente per una serie di colloqui che prevedono anche la presenza del presidente turco Erdogan sul futuro della Siria, dove i tre Paesi sono impegnati da anni anche se su posizioni differenti.
In realtà c’è un motivo ufficioso ben più importante, come ci ha spiegato in questa intervista Rony Hamaui, docente dell’Università Cattolica di Milano, esperto di geopolitica e di finanza islamica: “Putin manda un messaggio molto forte all’America e al blocco occidentale: non è vero che la Russia è isolata e soprattutto ha degli amici temibili”. Dietro al fallimento della ripresa dei colloqui sul nucleare fortemente voluti da Biden dopo la rottura di Trump, ci ha detto ancora Hamaui, “c’è Mosca. Ogni paese che è nemico dell’America può diventare adesso amico della Russia, il quadro internazionale diventa complicato e pericoloso”.
L’incontrato di Putin con Raisi ed Erdogan ha un’alta carica simbolica, quella di dimostrare che la Russia non è un Paese isolato come vorrebbe Washington?
Senz’altro. Ma questo era prevedibile. Ricordiamoci che il primo accordo sul nucleare con l’Iran vedeva partecipe anche la Russia. Oggi che Mosca è diventata un nemico acerrimo, la struttura di quegli accordi che Biden ha cercato in tutti i modi di riaprire non può più stare in piedi in nessun modo. Questa visita non fa altro che ratificare una situazione che era già nei fatti.
Secondo molti analisti, questa visita afferma l’esistenza di un vero e proprio fronte alternativo a quello occidentale, lo pensa anche lei?
Questo fronte esiste già. Era naturale che due Paesi come la Russia e l’Iran, entrambi sottoposti alle più forti sanzioni economiche della storia moderna, si trovassero insieme e cominciassero un’alleanza. Questa cosa però complica moltissimo lo scenario mediorientale, ma Putin se la sta giocando così. È un messaggio fortissimo quello che ha lanciato all’Occidente con questa visita, a conferma di ciò che gli americani comunque già sapevano. Le difficoltà che hanno avuto nel tentativo di riallacciare il dialogo con l’Iran nascevano dall’ostacolo posto dal Cremlino. Se domani Putin va a Pyongyang, succederà la stessa cosa. Tutti i nemici dell’America diventano oggi amici della Russia.
Però a differenza del blocco occidentale, che a parte qualche problema è decisamente unito, questa alleanza tra autocrati sembra fragile, se pensiamo ad esempio che sulla Siria Russia e Iran stanno da una parte, la Turchia dall’altra.
La Turchia ha un ruolo ambiguo come lo ha sempre avuto. Voleva il sistema antiaereo russo e i caccia americani, vende droni all’Ucraina e non partecipa alle sanzioni contro la Russia. È nella Nato ma si oppone al suo allargamento o comunque lo sfrutta per i suoi interessi personali. L’ambiguità di Erdogan non ha uguali.
Ma questo fronte antiamericano su chi può contare oltre all’Iran? L’India? La Cina?
Non vorrei apparire di cattivo augurio, ma rileggendo la storia, nei mesi precedenti le due grandi guerre mondiali si sono formati gli schieramenti opposti. Adesso la vera questione è se l’Occidente riuscirà a portare dalla sua parte la Cina, perché l’Iran ha una sua importanza, però alla fine è relativa. Può anche essere che se l’Iran finisce nelle braccia russe, se gli americani sono furbi, si portano dietro tutto il mondo arabo.
È quello che ha cercato di fare Biden nei giorni scorsi con la sua visita in Arabia Saudita?
Esatto, l’idea di una Nato mediorientale.
Voci di primo piano dicono che l’Iran ormai si trova a pochi passi dall’avere l’arma nucleare. Che succederà in Medio Oriente? Che farà l’Arabia Saudita, costruirà la propria atomica?
È assolutamente certo che oramai è impossibile impedire all’Iran di costruire l’arma nucleare. Lo era già prima, ma adesso non riusciremo più a fermare Teheran. L’Arabia Saudita ha due alternative: o si fa la sua bomba nucleare, o entra nello scudo protettivo nucleare americano, come hanno già fatto altri Paesi arabi.
Siamo all’inizio di uno scenario globale drammatico: la Russia comprerà droni da Teheran, e ha stretto un accordo per l’acquisto di petrolio…
Putin sta mostrando all’Occidente che ha degli alleati temibili. Il vero ago della bilancia però resta la Cina, bisognerà vedere cosa farà. È un altro Paese che si è sempre mosso come la Turchia: in modo ambiguo.
(Paolo Vites)
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