Negli scorsi giorni sono stati migliaia gli italiani che hanno ricevuto sul proprio telefono un sms che li avvisava della fine dell’erogazione del reddito di cittadinanza. Così come ampiamente annunciato dal governo Meloni, l’esecutivo ha deciso di porre fine alla misura introdotta dal Movimento 5 Stelle anni fa, provocando numerose reazioni contrarie fra l’Opposizione e i percettori del reddito.
Cosa devono fare coloro che hanno perso il reddito di cittadinanza? Quelli che sono stati catalogati come “occupabili”, che possono quindi lavorare in quanto hanno più di 18 anni e non sono diversamente abili, possono fare solo una cosa come ricordano i colleghi di Fanpage, ovvero, rivolgersi ai famosi Centri per l’impiego, tanto contestati negli scorsi anni. A riguardo è stata diramata una nota da parte della ministra del lavoro e delle politiche sociali Calderone, in cui si legge che: “Il ministero ha chiarito che i 159mila nuclei con componenti in età da lavoro compresa fra i 18 e i 59 anni interessati dalla misura dovranno rivolgersi ai Centri per l’impiego. A tal proposito, diverse regioni hanno evidenziato di aver già avviato una proficua collaborazione con le sedi territoriali dell’Inps”.
REDDITO DI CITTADINANZA, COSA DEVE FARE CHI E’ OCCUPABILE IN ATTESA DEL NUOVO BONUS
Nelle scorse ore c’è stato un incontro proprio fra la ministra Calderone nonché le Regioni e Anpal, e la titolare del ministero ha ribadito quali fossero i prossimi passaggi, a cominciare dalla nuova misura di sostentamento per le persone in difficoltà che verrà attivata dal primo settembre 2023, fra meno di un mese, leggasi il Supporto alla formazione e lavoro, che andrà appunto a sostituire il reddito di cittadinanza per chi può lavorare.
L’importo sarà comunque più basso rispetto al reddito di cittadinanza: “Al fine di velocizzare il più possibile la presa in carico di tutti i potenziali beneficiari delle nuove misure – ha detto ancora Calderone – il ministero del Lavoro sta seguendo con attenzione il potenziamento della rete territoriale dei Centri per l’impiego”. La sensazione è che le polemiche non sono ancora finite.