REFERENDUM TAGLIO PARLAMENTARI, RAGGIUNTO NUMERO FIRME/ Salvini “Così Governo a casa”

- Niccolò Magnani

Riforma taglio dei parlamentari, "svanite" le preoccupazioni: raggiunto il numero di firme necessario, c'è anche la Lega. Ira Movimento 5 Stelle.

referendum taglio parlamentari Matteo Salvini al Senato (LaPresse, 2019)

Importanti aggiornamenti sul referendum per il taglio dei parlamentari: nonostante i timori delle scorse ore, con l’improvvisa rinuncia di sei senatori, è stato raggiunto il numero delle firme necessarie. Come riporta l’Ansa, a contribuire al raggiungimento del “quorum” l’appoggio di alcuni senatori della Lega. I tre promotori – Andrea Cangini, Tommaso Nannicini e Nazario Pagano – hanno depositato le 71 firme necessarie. Questo il commento di Matteo Salvini: «Abbiamo dato un contributo per avvicinare la data delle elezioni perchè prima va a casa questo Governo di incapaci e meglio è, non per Salvini ma per l’Italia». Grande la rabbia in casa M5s: «Non hanno resistito alla voglia di tenersi strette le poltrone e a quanto pare è arrivato ‘l’aiutino’ della Lega. Non vediamo l’ora di dare il via alla campagna referendaria per spiegare ai cittadini che ci sono parlamentari che vorrebbero bloccare questo taglio, fermando così il risparmio di circa 300mila euro al giorno per gli italiani che produrrebbe l’eliminazione di 345 poltrone». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)

REFERENDUM TAGLIO PARLAMENTARI A RISCHIO?

È il terzo colpo di scena sul fronte del taglio dei Parlamentari italiani dopo la quasi unanimità dei voti a favore in Aula il 9 ottobre scorso e dopo la presentazione della richiesta di referendum Pd-Forza Italia lo scorso 18 novembre: questa mattina i promotori del referendum confermativo sulla legge fortemente voluta dal M5s e votata da tutti i partiti, nessuno escluso, avevano dato appuntamento in Cassazione ai giornalisti per commentare la richiesta ufficiale di appuntamento elettorale grazie alla legge che permette con 64 firme di parlamentari una richiesta del genere. Invece all’ultimo 6 senatoridue del Pd, quattro di Forza Italiaci hanno ripensato rimescolando un caos legislativo e politico tutt’altro che “prevedibile”: mentre il Paese si scervella sui problemi di politica estera e sulla mancanza di accordi praticamente su qualsiasi punto all’ordine del giorno per la politica interna, la trame di palazzo hanno portato all’ultimo quei 6 senatori («messi sotto pressione dai rispettivi partiti», accusa Andrea Cangini, Forza Italia, tra i tre parlamentari che hanno avviato il progetto di referendum essendo contrario alla legge grillina) a ritirare la firma e dunque a rimettere in discussione il progetto referendario. «Altri si stanno aggiungendo per cui per correttezza abbiamo chiesto alla Cassazione uno slittamento», riporta lo stesso Cangini ai giornalisti attoniti giunti in conferenza stampa.

REFERENDUM TAGLIO PARLAMENTARI: COSA STA SUCCEDENDO

Negli ultimi giorni la quota delle firme aveva raggiunto i 66 parlamentari, ma con questi ripensamenti non vi è ad oggi il termine di legge per presentare la domanda di referendum – che si aggiunge a quella già presentata mesi fa dal Centrodestra per un referendum sulla legge elettorale. Proprio le discussioni sul nuovo sistema elettorale di questi giorni hanno “riattivato” le luci sulla riforma votata ad ottobre scorso, visto che con l’ok al taglio dei Parlamentati qualsiasi nuova legge elettorale dovrà tenerne conto e ridisegnare i collegi: «Sicuramente pressioni ci sono state – conferma Cangini a Repubblica – si è diffusa la convinzione che il referendum possa accorciare la vita della legislatura». Ma vi è anche un altro fattore che sottolinea Repubblica: «qualcuno ha pensato che questa iniziativa possa incoraggiare una decisione della Consulta a favore del referendum Calderoli (ndr, quello per l’abolizione della quota proporzionale del Rosatellum per introdurre un maggioritario puro)». E dunque all’ultimo 4 senatori pare vicini all’area di Mara Carfagna (in rotta con Berlusconi, ndr), guidati da Massimo Mallegni, hanno ritirato la propria firma: a questo punto le firme devono essere raccolte e verbalizzate entro domenica 12 e possono essere consegnate in Cassazione anche il 13. Il caos è servito e ad oggi non è dato sapere se e come entrerà in vigore una delle leggi più “votate” della storia.





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